La terza antenna? S’ha da fare.
Brutte, bruttissime notizie per i residenti di via Traiana che, dopo l’installazione nel silenzio generale di due antenne gemelle nei mesi scorsi, vedranno pure la terza e ultima. Significa, allora, che il progetto della Infrastrutture wireless italiane (Inwit), presentato già a maggio, potrà e dovrà essere completato. Tutto diventa (purtroppo) pubblico soltanto a fine luglio, allorchè sull’Albo pretorio del Comune spunta la richiesta di una Conferenza di servizi asincrona voluta proprio dall’azienda, che chiedeva pareri ed eventuali riscontri sulla installazione di una terza antenna di un più complesso progetto e dopo che, tra maggio e giugno (si era in piena campagna elettorale), ne aveva già montate due (clicca qui per articolo https://bit.ly/3RLiRxn). La cosa da notare, però, era che la Conferenza si sarebbe svolta – la data era l’11 agosto – solo se fossero arrivati pareri da quegli enti chiamati in causa. L’unico a farlo è stata l’Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa) che, però, non ha portato affatto buone nuove né al Comune, né alla nuova amministrazione comunale, né ai residenti. Secondo l’agenzia, infatti, il palo metallico potrà essere issato. Ma rispettando una condizione precisa: sul lato nord non dovrà essere posizionato alcun ripetitore. La prescrizione sarebbe necessaria per scongiurare il superamento del limite dei valori elettromagnetici, imposto dalla legge.
Bitonto, come altri Comuni, è stata interessata da non poche installazioni sorte come funghi a seguito della “liberalizzazione delle antenne”, con cui lo Stato ha semplificato le procedure e contingentato i tempi, mettendo le mani legate al Comune,che può (poteva) solo sperare nel “no” da parte degli addetti ai lavori. Oltre a esporlo a un attacco selvaggio del territorio contro cui sembra difficile opporsi. Da via Traiana, nel frattempo, avevano alzato da tempo le barricate, tanto più che già dai primi di giugno hanno sottoscritto una petizione indirizzata all’allora sindaco Michele Abbaticchio, al governatore Michele Emiliano, all’assessore regionale alla Salute Rocco Palese e al direttore generale Arpa. “Nelle vicinanze – si legge nell’esposto, a cui non sarebbe seguita mai risposta -, risiedono cittadini affetti da gravi patologie cliniche, incompatibili con gli effetti dannosi prodotti da campi elettromagnetici irradiati dai ripetitori di radio frequenze”. A detta loro, il “diritto alla salute e all’integrità fisica” sarebbe stato calpestato. O meglio sacrificato, come mormora qualcuno, in nome della “sete di tecnologia” e del “dio denaro”. Per i proprietari dei fondi privati, che ospiteranno i pali, si calcolano infatti guadagni da sette ai dieci mila euro mensili.