Devo a mio padre un profondo senso di sacra gratitudine verso le storie dolenti e bellissime che raccontano le lapidi del cimitero. Nel mio girovagare meridiano fra muti cipressi e gattini malinconici, spesso incrociavo il sepolcro di Vincenzo: in ogni piccolo dettaglio esemplare. Lui era Vincenzo Vaccarelli, un uomo scolpito nella roccia, pugnace come pochi, tutto cuore e tenacia. La croce era il simbolo della sofferenza vissuta con stoica grandezza, che lo rapì ai suoi cari a soli 48 anni. Eppoi, il suo corpo, in quella prosa subito dopo il rondò dei monumenti, era stato consegnato all’abbraccio della terra. Come si addice a chi è stato un eroe autentico del calcio antico – quello vero, puro, romantico, per il quale nutriamo immedicabile nostalgia -, che vedeva ragazzi in calzoncini inseguire un cuoio bitorzoluto pieno zeppo di sogni su un fazzoletto di terra riarsa. Già, perché Vincenzo era stato un portiere, e non poteva essere diversamente. Su quei campi ove lasciavi pezzi di te, lui ci metteva anche l’anima e interpretava quel ruolo dai mille voli con una rigorosa severità, che esercitava massime su sé stesso. Aveva vestito le casacche di Torrione e Bitonto, colori – il giallonero e il neroverde – che avevano una loro storica identità, anche se poi molti virgulti promettenti passavano da una società all’altra. Ma ve li raccomando i derby fra i due sodalizi, infuocati anzichenò… Poi, appesi i guantoni di lana – sì, proprio così: altro che lattice e grip…- al chiodo, era stato per lui naturale divenire maestro di pallone. Maestro, esatto, traduzione meravigliosa del nostro vernacolo icastico. E Vaccarelli era proprio questo: una guida autorevole ed inflessibile. Un punto di riferimento per tutti i ragazzi che volevano intraprendere una carriera calcistica o solo divenire onesti cittadini. Fu tra i fondatori del Cobra, società accogliente e liliale, i cui dirigenti furono ognora impeccabili. Poi, l’ultimo volo. Che, in realtà, non è mai finito. Perché chi è stato portiere per una vita, resta per sempre l’angelo custode del cuore di chi amò…