La stagione è già in pieno corso ma, in molti casi, i raccolti restano a marcire nei campi, perché manca manodopera. Dall’inizio della pandemia mancano in Puglia migliaia di lavoratori, soprattutto perché si è fermato l’afflusso dall’estero, Est Europa in primis.
Nonostante i proclami della politica, ad oggi, a livello normativo si muove poco o nulla, seppure siano stati realizzati portali e app che cercano di far incontrare domanda e offerta tra mille difficoltà, ma niente che possa avere la portata di una normativa di emergenza di livello nazionale.
L’emergenza della manodopera nel settore agricolo è insostenibile per le imprese.
“La situazione è prossima a diventare critica, agli agricoltori è stato detto di continuare a produrre, e continuiamo a farlo con responsabilità – ha detto il presidente di CIA Agricoltori italiani della Puglia, Raffaele Carrabba. Ma non riusciamo a reperire manodopera, manca il flusso dell’Est Europa e dai Paesi extracomunitari. E mancano tanti collaboratori ricorrenti, molti che vengono in Italia da anni e sono già formati e qualificati. Non so se a breve avremo risposte dall’Europa, soprattutto per utilizzare quei ‘corridoi verdi’ che invece funzionano verso la Germania, per esempio. A chi solleva il tema dei salari, rispondo che non c’è differenza rispetto alla provenienza dei lavoratori, ovviamente: c’è un contratto nazionale che vale per tutti. Noi abbiamo chiesto anche di poter ricorrere a chi è in cassa integrazione o percepisce un reddito di cittadinanza, ma chiaramente per farlo serve un intervento di legge”.
Milioni di giornate di lavoro stanno andando perse in agricoltura. Intanto nelle campagne marciscono i raccolti necessari a garantire le forniture alimentari alla popolazione. Occorre che siano varati al più presto strumenti più flessibili come i voucher per pensionati, studenti e cassaintegrati. Si sono accumulati forti ritardi nelle istruttorie delle richieste presentate con il Decreto emersione. Inoltre non è stato attuato il Decreto flussi.
“La Puglia e più in generale l’Italia non hanno bisogno di posizioni ideologiche o di scorciatoie, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare”. Parole, annunci, richieste, proposte. Tante. Ma ora servono i provvedimenti.