Discarica Fer Live, Pasquale Rapio sulla pagina Facebook del Psi bitontino racconta…
Bitonto è disseminata di cave, che una volta esaurite dovrebbero essere ripristinate nel precedente stato dei luoghi dai proprietari stessi, che però generalmente preferiscono vengano riempite di rifiuti.
Sul territorio di Bitonto insistono già 2 discariche di rifiuti urbani non attive, con a poca distanza quella di Giovinazzo e numerosissime altre a cielo aperto, tutte da bonificare.
Nel 2008 il sito di Torre D’Agera fu posto sotto sequestro in quanto l’A.R.P.A. rilevava la presenza di alte concentrazioni di elementi cancerogeni quali ferro, manganese, arsenico, nichel, cromo esavalente, vanadio.
La stessa A.R.P.A., inoltre, attraverso uno studio idrogeologico evidenziava uno stato di inquinamento notevole della falda causato da una perdita di percolato.
L’ inquinamento della falda ha avuto un forte impatto ambientale in quanto le coltivazioni di ulivo nei pressi della discarica morirono e i proprietari indicarono nella discarica la causa dell’accaduto.
Nel 2011 per il nostro territorio si è aperto un altro fronte ambientale.
La società Fer.Live, per lo più sconosciuta nel campo dello smaltimento rifiuti e in rapporto di collaborazione con la Blu di Lanciano, un colosso nel settore del settore, chiede alla Provincia di Bari di voler procedere alla realizzazione in contrada Colajanni di un “Impianto di trattamento di rifiuti ferrosi con annessa discarica di servizio” dove insiste una cava in via di esaurimento. Nella discarica sarebbero stati conferiti scarti di materiale ferroso e organico.
Il comune di Bitonto in un primo momento diede il suo assenso al procedimento di Valutazione Ambientale.
Venuti a conoscenza del progetto in itinere, alcuni partiti, movimenti politici e associazioni, insorsero contro la realizzazione di questa mega discarica che sarebbe stata operativa per 12 anni conferendo 52 tipologie di rifiuti speciali provenienti anche da fuori Regione, per un quantitativo annuo di 180.000 tonnellate , circa 20 camion giornalieri. Tale contrarietà fu espressa tramite una raccolta firme di circa 4000 cittadini di Bitonto, Terlizzi e frazione di Sovereto, interessati anche loro all’ impatto ambientale dell’ impianto.
Le istituzioni bitontine dopo aver in un primo momento espresso parere positivo oppose diniego alla compatibilità urbanistica potendo l’impianto essere situato solo in zona industriale e non agricola, facendo altresì ricorso prima al TAR e successivamente partecipando al giudizio del 2008 presso il Consiglio di Stato, che vede la FER.Live definitivamente soccombere. Purtroppo la sentenza non annulla la Valutazione d’Impatto Ambientale.
Nel novembre 2020 la Fer Live, che nel frattempo ha cambiato l’ amministratore, ripresenta alla Città metropolitana la richiesta di Autorizzazione Integrata Ambientale stralciando dal documento l’ impianto di trattamento rifiuti, eliminando i 50 rifiuti da conferire rispetto al vecchio progetto e aggiunge 9 tipologie di rifiuto quali, fanghi di depurazione, residui di vagliatura ,combustibili da rifiuti e altri. Rispetto al vecchio progetto adesso la maggior parte di rifiuto è di tipo organico anziché ferroso.
Insomma non fa altro che attenersi alle prescrizioni della Città Metropolitana, e alle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, ma utilizzando la Valutazione d’Impatto ambientale del 2011.
La domanda che si pongono in molti è questa “ visto lo stravolgimento del progetto questo impianto dovrebbe essere considerato nuovo impianto e nuovamente sottoposto a una nuova Valutazione d’Impatto Ambientale” anche in considerazione del fatto che le criticità della zona sono rimaste invariate (Produzione olio Dop e rischio idrologico).
Giovedì 28 ottobre il Consiglio Comunale è stato convocato per discutere alcuni aspetti tecnici formulati da forze politiche ed associazioni per dare alla Giunta un indirizzo politico amministrativo da presentare in Conferenza dei Servizi a cui a breve il Comune di Bitonto sarà chiamato dalla Città Metropolitana.
Fermo restando la necessità di porre come obbiettivo il ‘’zero waste’’ per evitare di continuare a produrre e utilizzare materiali destinati a smaltimento e non invece riciclo, da cittadino mi chiedo se il nostro territorio può sopportare questa ulteriore pressione ambientale. Senza dimenticare le altre problematiche ambientali cui siamo sottoposti quale la vicinanza alla zona industriale di Bari, la centrale Turbogas della Sorgenia, le antenne troppo spesso poste in vicinanza di abitazioni , traffico veicolare ed aereoportuale intenso.
Tutto questo non può che riverberarsi sull’ aumento dei tumori. Stime affermano che a Modugno, in quattro anni, dal 2012 al 2016, il numero di persone malate di tumore sia aumentato del 28% circa, mentre a Bari del 23%, sempre nello stesso periodo. Ma Bitonto ha fatto di peggio: nell’arco temporale considerato, l’incremento è stato del 32%. Un 8% annuo. Non poco.
La comunità socialista dice no. No alla discarica Fer Live in Contrada Colajanni.