Questa domenica la iniziamo così. “Strappate il mantello dell’indifferenza che avvolge il vostro cuore! Decidetevi prima che sia troppo tardi”.
Sono le parole di uno dei tanti volantini della “Rosa bianca”, il movimento di resistenza tedesco contro la dittatura hitleriana e formato per lo più da studenti e da giovanissimi. In prima fila, tra i maggiori attivisti, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf, Hans Scholl e, soprattutto, la sorella minore, Sophie Scholl, la protagonista di questa storia.
Triste, ovviamente.
Soprattutto se l’epilogo è la morte per ghigliottina a soli 21 anni di età. La morte, però, non significa oblio totale. Tutt’altro, anzi. Basti pensare che un paio di mesi fa, l’emittente televisiva pubblica tedesca SWR ha dedicato una serie multimediale all’eroina della Rosa Bianca, di cui quest’anno si festeggia il centesimo anniversario della nascita.
A qualche chilometro di distanza, invece, in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo ha approvato la proposta di intitolare uno dei suoi edifici a Bruxelles alla studentessa tedesca. Quello situato in Rue Wiertz 30-50 a Bruxelles.
Sophie aveva meno di 12 anni quando i nazisti hanno preso il potere. Seguendo il fratello Hans, e insieme alle sorelle Inge ed Elisabeth, entrò a far parte, contro la volontà paterna, della Hitlerjugend (Gioventù Hitleriana). Nel 1933 l’iscrizione era ancora volontaria e c’era tanto fascino e ammirazione per quel nuovo che stava avanzando, dopo la batosta della prima guerra mondiale e il fallimento della Repubblica di Weimar.
Ben presto, però, il fratello Hans, nel frattempo, insieme all’amico Alex Schmorell, aveva deciso di impegnarsi in un’aperta opposizione al regime nazista, senza coinvolgere, però, la sorella in cospirazioni o pericoli.
Lui e i suoi amici progettavano di scrivere, stampare e distribuire volantini a Monaco per informare un pubblico selezionato di studenti, professionisti e intellettuali del male che li circondava, profetizzando che Hitler avrebbe perso la guerra. Scrivevano che: “Ogni singolo deve coscientemente difendersi con ogni sua forza, opporsi in quest’ultima ora al flagello dell’umanità, al fascismo e a ogni simile sistema di stato assoluto. Fare resistenza passiva, resistenza; ovunque vi troviate; non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera”. I volantini iniziarono ad apparire a Monaco verso la metà di giugno del 1942, e alcune centinaia arrivarono anche alla Gestapo.
Per questo Sophia è stata arrestata con il fratello e Probst mentre distribuiva gli opuscoli nell’Università di Monaco. Dopo una breve detenzione, il 22 febbraio 1943 sono stati processati sommariamente e ritenuti colpevoli di tradimento e ghigliottinati lo stesso giorno. Le loro morti hanno avuto molta risonanza all’estero. Ne ha scritto il “New York Times” e il testo di uno dei volantini trovato dai nazisti nella borsa del fratello di Sophie è stato ristampato nel Regno Unito e lanciato sulla Germania da aerei alleati.
Non è tutto, perché la piazza di fronte all’edificio principale dell’Ateneo ora è intitolata a Hans e Sophie Scholl, mentre nel cortile dell’Università c’è una rosa bianca intagliata nel marmo.
Il busto di Sophie è entrato nel tempio degli eroi tedeschi.
È stato bandito un premio letterario annuale da assegnare a un libro che riveli un pensiero originale e indipendente, promuova il coraggio morale e intellettuale e stimoli la coscienza pubblica su temi attuali di grande interesse.