“Quànne u càmpe de pallàune”, è lo storico slogan che di generazione in generazione si tramanda tra i cittadini di Palombaio che da sempre si sono battuti per avere un campo di calcio nella loro frazione.
“Risale agli anni sessanta la prima legittima richiesta rivolta all’amministrazione comunale vigente in quel periodo, a ridosso di una campagna elettorale”, ci racconta un cittadino. Ma già da allora “Altri erano i problemi che interessavano il nostro villaggio: l’acqua potabile, la rete fognaria, la pubblica illuminazione, le strade, la disoccupazione, per cui nessuno si degnava di ascoltare il desiderio di realizzare il nostro sogno”.
“Volevamo essere pari nei diritti per il tempo libero ad altri ragazzi dei paesi limitrofi e della stessa città di Bitonto, volevamo solo giocare a calcio”, ha aggiunto il cittadino che, seppur amareggiato, ricorda con piacere quando “Nell’attesa del miracolo si giocava in piazza, teatro di frequenti escoriazioni per le cadute sulle pietruzze con cui era pavimentata la piazza. Si giocava per le strade polverose, sulle mattonelle del piazzale delle nuove scuole, sulle pietre del piazzale del cimitero e nell’area -quella del Tiflis- dei campi di spandimento delle acque reflue”.
Ovunque, ma non in un vero campo di calcio. Con il passare degli anni, il sogno è rimasto sempre lo stesso, quando “Finalmente negli anni 2006/2007 divenne realtà con la costruzione a Palombaio di un campo di calcetto comunale. Sono stato eletto consigliere comunale per due mandati (1998/2008), ma solo durante il 2° mandato, il sindaco prof. Nicola Pice mi affidò l’incarico di “delegato sindaco”(2003/08) di Palombaio”.
Tanta fu la gioia il giorno dell’inaugurazione del campo. Però, questa storica battaglia è stata resa vana qualche anno dopo. Infatti, “Sono già tanti anni che quei luoghi di svago e di divertimento per noi tutti, piccoli e grandi di Palombaio, non assolvono più alle funzioni per cui furono costruiti, il sogno è stato infranto, è svanito”.
Perciò, l’invito a Palazzo Gentile è che si ricordi “Quànne u càmpe de pallàune” e “Si ritorni a sperare e sognare di avere un terreno di gioco per i nostri ragazzi e un luogo di straordinarie manifestazioni che l’associazione l’ANSPI dell’oratorio parrocchiale S. Gaspare Bertoni, in passato, ha programmato e realizzato proprio in quelle aree”, ha concluso il cittadino. “Noi tutti siamo fiduciosi di essere ascoltati” e di ricevere, magari, un riscontro.