“Non abbracciavo mia madre dal 3 marzo 2020. Sono molto emozionata, la vedevo solo da lontano e oggi, finalmente, ho tenuto di nuovo, tra le mie, le mani di mia madre. Speriamo di darci presto un abbraccio reale”. È il racconto della signora Raffaella Saracino che, questa mattina, grazie alla prima stanza degli abbracci realizzata in Puglia, precisamente a Bitonto all’interno della Fondazione Villa Giovanni XXIII dall’associazione Vip (Viviamo in Positivo) Bari Odv, è riuscita ad abbracciare mamma Rosa, 98enne ospite della struttura. La stanza, un gazebo contornato dei teli in plexiglas, dove poter inserire le braccia in un apposito spazio tubolare, resterà nell’atrio all’aperto della struttura per due mesi.
Una bellissima iniziativa che dona tanta emozione agli ospiti della struttura e i parenti, accorciando quelle distanze che si sono create per via della pandemia del Coronavirus.
“Abbiamo deciso di donare questa stanza degli abbracci in onore del nostro caro amico clown Emanuele Mariano (Mauè), che è venuto a mancare quattro anni fa a causa di un incidente stradale – ha detto Rossana Tauro, presidente dell’associazione Vip – ci perdevamo dentro i suoi abbracci e la sua risata era contagiosa. Non c’era modo migliore per onorare la sua memoria, dando la possibilità a queste persone di abbracciarsi di nuovo, ricordando quelli che lui ci dava e che in quest’anno e mezzo ci sono mancati particolarmente a causa del contagio. Ci auguriamo di tornare alla normalità quanto prima e di abbracciarci non più attraverso un telo o da lontano tramite lo schermo di un telefonino, ma di tornare a essere finalmente vicini”.
Villa Giovanni XXIII, come molte altre strutture pugliesi, ha vissuto un cluster di contagio partito il 15 gennaio scorso da cui è uscita il 22 marzo: “Abbiamo vissuto un incubo – ha raccontato il presidente, Nicola Castro – e ne stiamo uscendo pian piano. È chiaro che la vaccinazione risolverà il problema in maniera definitiva, ma in questo momento ci accontentiamo di questo strumento che ci ripaga di tante sofferenze. Abbiamo bisogno di abbracci, ne hanno bisogno i pazienti, gli anziani, i nostri ospiti diversamente abili, che hanno voglia di ricominciare a vivere e di ritrovare la normalità perduta”.
Anche gli operatori della residenza sono “pronti per riprendere la vita di sempre” e si augurano “che le emozioni di oggi, siano di buon auspicio per il futuro”.
L’obiettivo del Progetto Mauè sarà rendere itinerante la struttura, spostandola di volta in volta nei luoghi in cui sarà più necessaria, attenendosi rigidamente alle norme di igiene anti-covid.