È vero. Il covid, con la sua famelica, inesorabile forza pandemica, ha reso ancora più quotidiano il nostro appuntamento con la morte. Sì, proprio quella parola che ci fa tanto paura e che, spesso, sostituiamo con illusorie e acrobatiche perifrasi sinonimiche. Ma che resta lì, ad interrogarci con la sua amletica, terribile potenza. Tuttavia, da essere umani indi perituri per definizione, troviamo ancora un empito di ribellione dinanzi a tristi, strazianti notizie, che reputiamo assurde. Come la morte del giovane ingegnere Andrea Trovato, stroncato da un brutto male a 54 anni. Garbo, simpatia, persino raffinatezza, oltre che elevata competenza professionale: tutto questo era Andrea. Che, per soprammercato, era pure una persona buonissima. Ci legava un’amicizia che veniva da lontano, maturata nei giorni della giovinezza fra battute, viale e partite di calcetto. Sempre fra tanta stima e infiniti rispetto reciproci. Sei anni fa, nella realizzazione della nuova Casa dello Studente di Bari intitolata ad Angelo Fraccacreta, l’ingegnere Trovato era stato il progettista degli impianti elettrici e speciali ed in fase di realizzazione ho svolto la funzione di Direttore dei Lavori. Con lui, un altro concittadino di vaglia, il collega Luigi Pappalettera, coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione. Possiamo solo immaginare l’abisso di dolore nel quale ora solo smarriti i suoi amati cari. Che Andrea continui ad illuninarli di lassù col suo liliale sorriso…