Ci sono piccole storie di vita che sono esemplari perché grondano dignità da ogni dettaglio. E trovare la forza di raccontare vicende così difficili e dolorose è sempre un atto di coraggio che noi possiamo solo ammirare. La lettera giunta in redazione è stata inviata anche al sindaco Michele Abbaticchio. Crediamo sia necessario dare una risposta. E nel testo della missiva si intrecciano sì tante problematiche da rendere urgente l’intervento di chi può. In casa, un ragazzo difficile, che, come tanti suoi coetanei, si fa attrarre dalla tentazione delle sostanze stupefacenti, “acquistabili facilmente nella nostra bellissima città”. I genitori provano a fronteggiare questo mostro chiamato droga, sperperando “denaro, energie e speranze per sconfiggerlo”. Dinanzi ad una sfida così, il papà – bracciante agricolo, uno che la fatica la conosce bene- preso dallo sconforto, tenta il suicidio. La tragedia viene sfiorata, perché si salva. L’uomo torna nei campi e il ragazzo capisce che deve smettere di fare uso di cocaina. “Nel frattempo però – scrive il cittadino rattristato-, l’indennità di malattia per braccianti agricoli è bloccata dall’INPS, in attesa di qualche cavillo burocratico, ormai da due mesi; la comunità per tossico dipendenti temporeggia perché il covid ha allungato i tempi ovunque e un posto sarà disponibile il prima possibile (ma sarà vero); l’indennità di invalidità civile per una persona con problemi fisici e mentali che ha tentato il suicidio, necessita dei controlli più serrati; il poliziotto dell’ufficio denunce del commissariato di Bitonto, non prende esposti su sospetti luoghi di spaccio, perché non serve”. “Ogni volta che abbiamo chiesto aiuto, ci è stato sempre detto che dobbiamo avere pazienza. Intanto, la vita va avanti”, è la conclusione piena di amarezza.