Forse perché siamo da sempre attratti dal fascino delle etimologie, crediamo che le fotografie siano soltanto “disegni di luce”. In realtà, esse sono anche “racconti del silenzio”, lo abbiamo imparato mirando le immagini catturate dall’occhio-cuore di Salvatore Ambrosi, l’artista bitontino spentosi ieri all’età di 72 anni.
Narrazioni autentiche di mondi colti in immagini di emblematica bellezza, in cui l’obiettivo più soggettivo di tutti ritraeva il mistero dell’esistere. Così, nelle sue artistiche istantanee, si alternavano volti scavati dal tempo, scogli bianchi scolpiti dal vento, dedali antichi e suadenti nomati centri storici. Ed ogni scelta fatta da Ambrosi era figlia di robusta poetica.
Ecco cosa scriveva a proposito di certi angoli dimenticati da tutti e da lui “catturati”, anzi proprio letteralmente “immortalati”: “Qui il giorno non segue il giorno e non racconta sorrisi o lacrime. Qui i raggi del sole immobile disegnano le ombre per l’eternità. Qui non c’è vento che muova l’aria o che il suono di una voce trasporti. Qui non ci sono rimpianti o promesse, e nessuno ricorda nessuno”.
Poi, il canto segreto della grande anima azzurra: “Amo percorrere lentamente il lungomare, specie quando si è disperso il traffico transumante e caotico dell’estate. Le rare figure che vi transitano, evase da un altro contesto, come pesci al di fuori del loro banco, hanno il fascino dell’apparizione. Qui ogni storia che si affaccia vive tempi troppo brevi per essere decifrata.Io tento di immaginarla rubandone qualche attimo con l’umile pazienza del pescatore”.
Infine, i nostri borghi antichi, che amava pure dipingere con i colori di un sogno bambino: “Frequento da diverso tempo i centri storici della Puglia e della Basilicata. Sono luoghi bellissimi, densi delle suggestioni che si sono accumulate nei secoli. Posso dire che alcuni li conosco ormai pietra per pietra, eppure ostinatamente ne seguo i percorsi alla ricerca dell’emozione di un incontro. Quelle che la mia mente accoglie sono figure che riconosco note, e che in me risvegliano memorie, nostalgie: sono le divinità tutelari del luogo. Ogni centro storico ha i suoi luoghi privilegiati, i suoi scorci magici. Mi fermo a guardare e aspetto che qualcuno di loro passi. Ogni volta un caso benevolo mi regala nuovi racconti e meraviglie”.
Per affinità di sentire, non potevano non ricordarlo ieri il professor Nicola Pice, il giornalista scrittore Valentino Losito (che ne ha lodato lo “sguardo limpido”), il saggista Marino Pagano (che ne ha sottolineato la “competenza inverata da fitta sperimentazione e conoscenza”) e l’artista Peppino Fioriello, che per accrescere la nostalgia nostra di genialità e purezza ha postato una foto di Salvatore con Franco Sannicandro.
Così, ieri si è interrotta la parabola terrena di Ambrosi, ma di lui restano le visioni dell’anima. E quelle sono eterne…