Millecentottantuno beni archeologici recuperati, 1.329 sequestrati, 90 persone denunciate per ricettazione, violazioni in materia di ricerche archeologiche, detenzione di materiale archeologico, contraffazione di opere d’arte, violazioni in danno del paesaggio ed altre tipologie di reati previste dal Codice dei beni Culturali e del paesaggio e dal Codice penale.
È il bilancio del lavoro svolto nel 2020 dal Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Bari. Le attività hanno riguardato la Puglia e la Basilicata e spesso hanno portato a individuare beni trafugati in altre regioni italiane o all’estero. Sono stati complessivamente sequestrati 1.329 beni (contro i 531 del 2019), di cui 126 di tipo antiquariale, archivistico e librario, 19 reperti paleontologici, 1.181 reperti archeologici e tre opere d’arte contraffatte, per un valore economico stimato in un milione e mezzo per i beni autentici e di 7mila euro per quelli contraffatti, qualora immessi sul mercato come originali. Particolare impulso è stato dato alla tutela delle aree archeologiche, con l’obiettivo di identificare sia i diretti responsabili degli scavi clandestini che i fruitori dei beni archeologici estirpati dal territorio. Sei persone sono state denunciate per scavo clandestino.
L’attento monitoraggio di siti e-commerce, ormai divenuti canale preferenziale per la compravendita di arte, ha permesso il recupero di 1.181 reperti archeologici databili IV- II sec. a.C. dei quali 871 monete di natura archeologica e la denuncia di 66 persone per impossessamento e detenzione illecita di beni culturali appartenenti allo Stato.