Alla lunga (si spera), scopriremo che questa pandemia non ci ha migliorato affatto. Disfunzioni, disagi, truffe, odi, malgoverno, egoismo, indifferenza, arrivismo: insomma, l’uomo ha continuato ad essere uomo, ignorando tutto quello che poteva insegnare questo virus che significativamente aveva colpito l’intero globo terracqueo. Così, chi coltivava la bellezza della rosa che sboccia al mattino, lo stupore di un raggio di sole che guizza sulla piazza spalancata d’improvviso, la dolcezza di un verso dimenticato, la voce delle stelle nel cielo di notte, ecco, chi viveva già tutto assorto in questa nicchia di dolente e pur salvifica solitudine, ha intensificato la sua ricerca, ritagliandosi spazi di purezza assoluta. Come l’incontro di una pagina mirabile firmata dalla poetessa di origini bitontine Mariella De Santis, che ci ha raccontato la vicenda biografica paradigmatica della meravigliosa Rosanna Benzi. Da giovanissima chiusa in un polmone d’acciaio per una forma rara e aggressiva di poliomielite, non si è mai arresa né mai ha accettato la commiserazione che spesso tocca a chi è costretto a contare i giorni in condizioni menomate. Con lo splendore e le parole, la volontà e la forza del sogno ha fondato giornali, scritto fiumi di articoli e battagliato per i diritti umani. Rosanna che respirava grazie ad un macchinario ha donato il vento della sua anima a chi la leggeva, l’ascoltava, la guardava stesa in un cilindro metallico in ospedale e con due occhi che sorridevano più del sorriso. Mariella, con la sua prosa vera e vibrante, ne ha raccontato i palpiti del cuore. E noi respiriamo un poco, prima di riprendere il fragile cammino fra le umane bassezze…