“Comunicano l’arrivo dei vaccini a mezzo stampa, ma non arrivano nei nostri studi. I pazienti, con conflittualità, pretendono la loro dose di vaccino, tutti vogliono diventare ‘fragili’, e siamo stati anche minacciati fisicamente. Tanto che siamo stati costretti a chiamare le forze dell’ordine”. Ma c’è anche chi, tra i medici di base, ha ricevuto la prima dose di vaccino il 16 aprile scorso. Sono le storie raccontate da alcuni degli oltre 300 medici di medicina generale collegati oggi in videoconferenza durante la giornata di protesta della medicina generale ‘#iorispettolafila’, organizzata da Fimmg di Bari, per parlare di andamento e criticità della campagna vaccinale, che sta procedendo “con una logistica non all’altezza e al limite del tollerabile, solo per mettere in sicurezza i nostri pazienti”, ha detto in apertura il vicesegretario nazionale del sindacato, Nicola Calabrese.
I medici di medicina generale in 15 giorni hanno somministrato 105 mila dosi ai pazienti fragili (il 30% a domicilio), pari al 10% di tutti i vaccini inoculati in Puglia. “Tutto con appena 35 dosi a medico, pari ad una goccia nel mare – ha sottolineato Calabrese -. Ai nostri pazienti diciamo che la medicina generale non è più disponibile a tollerare che venga meno il diritto ad essere vaccinati con le priorità indicate dal piano nazionale vaccini, così come sottolineato dalla recente ordinanza del Commissario Straordinario. I medici di famiglia non possono più tollerare che vengano negati i diritti dei più deboli e venga minato alla base il rapporto di fiducia tra medico di famiglia e paziente”.
I medici chiedono certezza sulla regolarità della fornitura e le quantità dei vaccini, “e pretendiamo di essere considerati prioritari, perché hanno priorità i pazienti fragili”; segnali certi di superamento della precarietà dell’organizzazione e nella logistica, regole certe rispetto a chi bisogna vaccinare. “Non devono più verificarsi interferenze che sabotano la macchina organizzativa: siamo stanchi di assistere ogni giorno alla comparsa di nuovi ‘vax day’ destinati a pazienti con particolari patologie, già contattati da noi e la cui vaccinazione è già stata programmata. Così si rende inutile il nostro lavoro e in molti casi si ‘salta la fila’ rispetto al criterio dell’età anagrafica”, ha aggiunto Calabrese. In ultimo, i medici chiedono regole certe rispetto a conviventi e caregiver, per evitare conflittualità con i pazienti, e uno snellimento dell’apparato burocratico. Intanto il dottor Marco De Robertis, dopo una frattura al perone, si dice “ottimista: comprendo chi lavora per noi fino a tardi e domani, nonostante io abbia una frattura, mi farò accompagnare da un collega per vaccinare i miei pazienti con spirito di abnegazione”.
“Una organizzazione caotica mette a rischio l’efficacia della campagna vaccinale, non consente di raggiungere gli obiettivi fissati dai piani vaccinali, che sono la riduzione del contagio, ma soprattutto la diminuzione della mortalità”, ha detto Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici di Bari, portando solidarietà ai colleghi. “Abbiamo apprezzato le scuse espresse dal presidente Michele Emiliano, così come la decisione del direttore della Asl di Bari, Antonio Sanguedolce, ieri sera, di restituire le dosi dei vaccini, impropriamente assegnate ad altri centri, ai di medici famiglia – ha aggiunto Anelli -. È un buon presupposto per avviare una discussione, per avviare un confronto. Credo che sia uno spiraglio in fiducia, un’azione di grande responsabilità”. Anelli, inoltre, ha fatto un appello chiedendo “ai nostri amministratori di aprire il tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, perché a noi serve soltanto una cosa: poter esercitare con dignità la nostra professione e tutelare i pazienti soprattutto i più fragili che ci sono stati assegnati”. Ai medici di famiglia, infatti, “é stato assegnato il compito di tutelare i soggetti fragili, ma un’organizzazione che non rispetta le regole e, soprattutto, non definisce con precisione gli obiettivi, mette in difficoltà non soltanto gli obiettivi, ma anche i professionisti, i medici che sono costretti a fronteggiare le legittime aspettative dei cittadini senza strumenti, senza vaccini”. Per questo l’Ordine professionale “comprende e sostiene le ragioni della protesta che, credo, continueranno finché non saranno certe le regole che devono essere iscritte insieme con professionisti. Senza regole chiare, senza dosi certe di vaccino, non si può garantire il rispetto della professione medica. Ai nostri amministratori dico che è necessario avviare un confronto oggi, subito, per risolvere le tante criticità che emergono in maniera sempre più forte dalla questa campagna di vaccinazione”, ha concluso il presidente Anelli.