Quando non le restavano che pochi giorni, Antonella prese briciole di forze e scrisse un messaggio ai suoi cari sul cellulare.
Voleva rinviare di qualche dì la festa di compleanno del suo piccolo perché la pasticceria doveva preparare una torta di due piani. Forse, voleva donare una montagna di dolcezza e la voleva alta alta perché fosse più vicina al cielo.
Il suo sorriso d’aurora si era spento in poco più di un anno, tanto era durato il suo calvario da quando un esame aveva rivelato quel brutto male che le stava divorando segretamente, crudelmente la vita.
Dopo l’oracolo nero, il papà, forte come una roccia, e i fratelli accorati e il marito amorevole s’erano fatti in mille pur di trovare una soluzione, che riportasse una pur fievole luce nel buio improvviso.
Attoniti i colleghi, che, da un momento all’altro, non l’hanno più vista accanto a loro, con la sua garbata simpatia e la sua colta serietà.
Specialisti incontrati, analisi da fare, ipotesi da vagliare. È il consueto rosario di sofferenze del malato oncologico. Infine, le eccellenze consultate e i viaggi della speranza.
Il bivio atroce: chemioterapia o intervento chirurgico? La solitudine di una famiglia che deve decidere cosa non si sa. “Perché non c’è ancora una cura univoca, uno ed un solo protocollo sicuro condiviso? Perché? Perché?”, è l’urlo silente e disperato di chi le sta intorno e la colma d’affetto.
Antonella entra ed esce dalle sale operatorie, si sottopone ai cicli, lotta con la fierezza di madre che nel cuore ha dipinto il faccino del suo piccolino.
Ad un certo punto, la brutta bestia sembra ammansirsi o solo distrarsi. Pare che torni il sereno. Macché: beffarda illusione. La recidiva. Il crollo.
Il luminare scuote il capo: è finita. Antonella, un mucchietto d’ossa, può tornare ad abbracciare il figlioletto. Ma sarà per l’ultima volta. Potrebbe accoglierla l’hospice, ma lei resta con lui, per respirare gli ultimi respiri, donare gli ultimi battiti.
Straziante è il tonfo dell’ultimo granello di sabbia nella clessidra, che nessuna mano più girerà.
Ma infinito è l’amore di una giovane madre.
Oggi, mentre i suoi cari si guardano smarriti con occhi vuoti e si riscoprono a piangere in qualsiasi momento della giornata – perché tutto è rimasto incompiuto, quanta vita c’era ancora da vivere con lei, che adesso manca tremendamente -, il bimbo scrive canzoni per la mamma che non c’è più, forse perché solo le note possono salire su, su fino agli angeli…