Attingo la penna, in questo momento di dolore, all’inchiostro del ricordo e saldo su questo scritto la mia fede che mi ha aiutato a familiarizzare con la morte restituendomi il senso pieno dell’esistenza.
Per Elisa, come il motivo di Beethoven, accordo il mio cuore alle sinfonie di tanti anni di amicizia condivisa, dalla giovinezza fino ad oggi, e addomestico i pensieri per colmare il dispiacere di non essere lì con voi a seminare, come dice San Paolo, questo corpo materiale che risorgerà come corpo spirituale.
Quando ho appreso la notizia della tua morte, Elisa, il dolore ha scavato dentro di me come una trivella ed è stato come se un altro ancoraggio del mio passato fosse stato divelto, come se la mia intimità fosse stata minata ancora una volta e la tua ultima nascita, cioè la tua morte, mi avesse lanciato un alone di angoscia, da sfiorare umanamente la disperazione.
Questo accade quando indossiamo una maschera, ma io, che ho sposato con fiducia la grazia di Gesù Cristo e me ne sono fatto servo nell’essenza della mia esistenza, ho avvolto il tuo ricordo nelle sue mani e attraverso la preghiera costante ho allontanato lo scandalo della morte, consegnandoti a Dio, come completamento alla passione di Suo Figlio.
Non l’ho fatto semplicemente per colmare il bisogno di sapere che non sei caduta nel nulla; l’ho fatto perché anche tu morissi, come Gesù, perché la morte non sarà mai l’ultima parola della nostra vita ma solo le prime due sillabe del dialogo con Dio che sarà rivelato nell’eternità e nella completezza della Risurrezione.
Elisa, leggo di te anche sui giornali, vedo una foto in cui abbracci un cane e penso a quanto il tuo vivere sia stato veramente ricco di umanità e, al tempo stesso, testimonianza vera dell’incontro con Cristo, col quale spesso ingenuamente “litigavi”, soprattutto quando non accettavi il dolore innocente, che tragicamente ti metteva in crisi.
Hai speso ogni tappa del tuo viaggio per curare gli indifesi, quei vasi colmi di purezza, quelli che hanno bisogno di maggiore cura da parte di noi adulti: i bambini.
Io ho visto negli anni con quanta cura ti sei dedicata al tuo lavoro da pediatra, quante energie hai speso ad essere la mamma di tutti i tuoi piccoli pazienti, una mamma giusta e premurosa ma anche decisa e con grande capacità di discernimento.
Oggi la comunità di Bitonto è più povera, e con la tua morte improvvisa, inaspettata, che ha spiazzato tutti, tu porti a compimento l’atto supremo della tua esistenza terrena: l’ingresso nell’eternità del tempo nell’incontro con il totalmente altro, Dio.
La sinfonia di Beethoven continua a fare da sfondo a questi miei pensieri e mi avvolge in un manto di consolazione per l’anticipata esperienza di Risurrezione che hai compiuto: “Forte come la morte è l’amore” ed io oserei dire che è anche più forte perché stai compiendo quell’incessante processo d’amore in amore che è la vita nella carezza di Dio.
Carissimo amico Ernesto, cari Mariagrazia e Giulio, accompagnate Elisa che avete amato come moglie e madre in queste tappe di amore in amore affinché possa completare il disegno che Dio ha tracciato per lei e che ha rimarcato in vita con il suo esempio e che continuerà ad adornare e a colorare ora, che è vita altra ed alta, nelle braccia di chi mai ci abbandona.
Fate in modo che il suo viaggio sia, come dice il profeta Isaia, un “banchetto che non avrà mai fine” (Is 25, 6-9) perché nelle nostre biografie c’è un destino che non è di morte ma è il nostro ultimo sospiro vitale che diventa il primo sorridere all’eternità, il nostro passaporto per la Vita Vera.
Pregate, e il mio invito è rivolto a tutti quelli che l’hanno conosciuta, affinché la morte di Elisa non sia lo scandalo del nulla ma la rivoluzione e l’esaltazione della totalità, che ora vi attraversa come mancanza ma che è pienezza perché l’amore che avete nutrito e nutrite per lei, le permette di non morire mai.
Mi accompagno alle vostre preghiere con l’amore di amico, di sempre e da sempre, e confidente e la affido al Cristo Risorto perché sia per tutti energia necessaria di vita.
Vi giunga, Ernesto, Mariagrazia e Giulio, la mia carezza e vi custodisca il mio abbraccio.
Don Ciccio