Da un lettore acuto e cittadino attivo, Vincenzo Lisi, riceviamo e volentieri pubblichiamo.
“Abbiamo assistito, in questi giorni, a un altro caso di vis polemica storica da parte della Germania (ops, scusate, volevo dire teutoni, crucchi decadenti nel senso Nietzschiano). Ricordo ancora la prima filippica scagliata con spavalderia contro l’Italia nel 2006 durante il mondiale di Francia, dove fummo padroni assoluti della scena europea, con una coppa vinta con sacrificio, battendo la corazzata transalpina. Mentre la vita continuava imperterrita il suo cammino, il mio animo si sentì ferito: fui offeso dai “decadenti”. Vi domanderete: perche decadenti? Tempo al tempo, volevo arrivarci gradatamente. Nietzsche, dai suoi connazionali, non era amato. Lui odiava quella cultura europea marcatamente greca, castrata dai valori. Ma l’avranno mai letto Nietzsche in patria? Secondo me, no! Per gli italiani, Dante è stato un fenomeno letterario del fiorentino imposto dal regime, all’indomani dell’unità italiana. Personalmente, penso che questa faccenda patriottarda sia fine a sé stessa. Nietzsche dovrebbe essere il caposaldo della nazione, sennò sarebbe di cattivo gusto l’allinearsi alla cosiddetta cultura del sospetto. Dopo una profonda riflessione, dico che Petrarca e Dante sono indiscutibilmente i padri di una lingua complessa, dialettale, civile, scolastica, volgare, borghese, anche se le vere lingue sono i dialetti soppiantati dal prestigio letterale linguistico. Quelle dei crucchi sono congetture e pregiudizi. È un autentico 4-3 che vede sconfitti i barbari decadenti, quelli che uccisero una grande donna come Rosa Luxemburg”.