Nell’Italia dell’affannosa corsa al vaccino, ci sono uomini e donne che sono in coda al gruppo o forse anche un po’ più dietro: i senza fissa dimora. Non li vede nessuno. Non sono un gruppo, perché “vivono” sparsi negli angoli delle città. Non sono una lobby, un gruppo di pressione, perché sono poveri e dispersi. Non hanno un sindacato che difenda i loro diritti, un patronato che li segua, un giornale che faccia sentire la loro voce, un’associazione che li metta insieme. Non sono una casta, una tribù, non sono un clan, non possono vantare priorità perché non hanno forza contrattuale. Non levano neppure il loro grido di dolore, non sono nessuno. Non sono persone?
A Bari ce sono circa 400. Di loro si prendono cura la Caritas Diocesana Bari – Bitonto, altre realtà del volontariato e anche il Comune di Bari, che li assistono con i dormitori, le mense, i centri di ascolto e di servizio. Il direttore don Vito Piccinonna ha provato a chiedere un vaccino per loro scrivendo una lettera all’assessore regionale Pier Luigi Lopalco, pagina pubblica e alla Azienda Sanitaria Locale Bari gli hanno risposto che non è ancora possibile perché non prevista all’interno del piano vaccinale nazionale.
Anche la FNOMCeOFederazione nazionale degli Ordini dei Medici, per voce del suo presidente, Filippo Anelli, ha chiesto che i senza fissa dimora siano inseriti nel piano vaccinale, dopo che l’Associazione Medici Cattolici italiani, presieduta da Filippo Boscia, aveva manifestato al ministro della Salute, Roberto Speranza la disponibilità dei propri soci a dare il loro contributo, come somministratori volontari, alla campagna vaccinale.
A metà febbraio anche le associazioni che aderiscono al Tis, “Tavolo immigrazione e salute (Tis)” avevano scritto al ministro Speranza chiedendo di includere nel Piano vaccinale nazionale 500 mila persone “invisibili” che vivono in Italia. Persone che “vivono” in insediamenti informali, senza fissa dimora, compresa la popolazione migrante, richiedenti asilo, rifugiati e apolidi, persone accolte in strutture collettive emergenziali, parte della popolazione Rom e Sinti.
Caritas, EMERGENCY, Medici Senza Frontiere, A.S.G.I. – Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione, SIMM Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, Sanità di Frontiera Onlus, nella lettera sottolineavano la necessità di consentire la vaccinazione anche a chi chi si trova sul territorio nazionale pur non avendo documenti come tessera sanitaria, carta di identità, codice fiscale prevedendo una “flessibilità” amministrativa, “così come indicato dall’ AIFA Agenzia Italiana del Farmaco – pagina ufficiale eventualmente anche mediata da enti locali oppure da organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore”.
Sono persone che non hanno voce, che non chiedono nulla, che vivono nella solitudine e nell’emarginazione. Sono doppiamente fragili, dal punto di vista sociale oltreché sanitario, cui va garantito il diritto fondamentale alla salute e l’accesso alle cure. “Va garantito innazitutto a loro tutela – ha sottolineato il dottor Filippo Anelli – ma anche come strategia di salute pubblica, perché le condizioni in cui vivono li rendono facili vittime del virus e possibili portatori. Vaccinarli significa limitare la circolazione del virus e spegnere sul nascere possibili focolai”.
Ancora una volta è di nuovo papa Francesco a stare con i fatti, oltre che con le parole, dalla parte degli ultimi che, per lui, sono davvero i primi come raccomanda il Vangelo. Fin da gennaio, quando in Vaticano erano arrivati i vaccini anti Covid, l’Elemosineria aveva cominciato a vaccinare un primo gruppo di 25 persone, ex clochard ora ospitati nelle strutture della Santa Sede, Palazzo Migliori e due case affidate alle missionarie di Madre Teresai, donne e uomini dai 60 anni in su, italiani e stranieri.
Ed ora, «per dare concretezza ai diversi appelli di Papa Francesco perché nessuno venga escluso dalla campagna vaccinale anti Covid-19», l’Elemosineria ha spiegato che “nell’imminenza della Domenica di Pasqua, durante la Settimana Santa, altre dosi del vaccino Pfizer, acquistate dalla Santa Sede e offerte dall’ Ospedale Lazzaro Spallanzani- Istituto Nazionale Per Le Malattie Infettive, saranno destinate alla vaccinazione di 1200 persone che per la loro condizione sono le più esposte al virus”. La vaccinazione dei poveri durante la Settimana Santa sta avvenendo all’interno dell’Aula Paolo VI in Vaticano, con lo stesso vaccino somministrato al Papa e ai dipendenti della Santa Sede.
I senza fissa dimora, sempre più presenti nelle nostre città e sempre più “lontani” nel tempo del “distanziamento sociale”, sono “invisibili”, come i malati oncologici e i portatori di disabilità particolari, i malati con patologie rare. Sembra che non siano ricompresi in nessuna anagrafe e in nessun piano vaccinale, perché per lo Stato, forse per tutti noi, semplicemente, non esistono.