Poco meno di 800 pagine, per nulla statico ma dinamico in quanto – almeno nelle intenzioni – sarà continuamente aggiornato e ampliato. Improntato a più mani, con vari assessorati e uffici coinvolti, si pone pure tre obiettivi: prevenzione dei rischi (e ci sono veramente tutti: meteo, tromba d’aria, neve e ghiaccio, industriale, incendio di interfaccia, sismico, derivante da ordigni bellici inesplosi, radiologico, sanitario, e anche come attivarsi qualora dovessero accadere), organizzazione della macchina amministrativa, formazione del personale.
Da ieri Bitonto ha un nuovo Piano per la protezione civile, licenziato dal Consiglio comunale e che va a rimpiazzare quello precedente, datato 21 anni fa, al netto di qualche modifica arrivata negli anni.
“È necessario – ha spiegato il vicesindaco Rocco Mangini – perché ci sono state novità legislative negli ultimi anni e inoltre l’Autorità aeroportuale ci ha chiesto di fare aggiornamenti in tal senso. È ben articolato e, soprattutto, se ben attuato, ci consentirà di stare davanti al rischio e non di rincorrerlo. Abbiamo previsto che il Centro operativo comunale non venga solo convocato in caso di emergenza o rischio, ma più frequentemente. È presente un censimento della popolazione a rischio (Lama Balice, tanto per intenderci, ndr) e delle norme di autoprotezione che devono attuare i cittadini e sui quali va fatto un lavoro di sensibilizzazione e formazione”.
Come si farà a controllare gli oltre 250 km di strade su cui si “sviluppa” la città? “I sistemi di monitoraggio – sottolinea ancora Mangini, rispondendo al quesito di Michelangelo Rucci (“Governare il futuro”) – vanno rinforzati e con la tecnologia (droni) non è facile, mentre con gli occhi umani stiamo cercando di creare una rete con le associazioni soprattutto per le strade extraurbane”.
Elogi al Piano sono arrivati anche da Cosimo Bonasia, assessore alla polizia locale e altro fautore del provvedimento. “Si tratta di uno strumento nelle mani di ciascuno di noi e quindi da aggiornare, approfondire, aprire alla città intera e studiare. È un punto di partenza per una strategia di monitoraggio e controllo del territorio, tanto che lo abbiamo già inviato ai redattori del Piano urbanistico generale perché è opportuno che si parta dalle criticità del territorio per lavorare bene sulla pianificazione strategica della città”.