A ottobre, quando ancora era ben lontana la seconda ondata del Covid 19, sulla mensa ci si era lasciati con due novità importanti.
L’arrivo – di lì a poco, perché il servizio sarebbe partito i primi giorni di novembre – dei pasti nella modalità monoporzione confezionata direttamente nelle aule didattiche, in luogo di quella attuale multiporzione, al fine di ridurre al minimo la manipolazione dei cibi e, soprattutto, di semplificare la consumazione da parte dei bambini. E, di conseguenza, di un leggero aumento di costi della refezione scolastica, ripartito tra Comune e famiglie in base all’Isee (clicca qui per articolo https://bit.ly/3aNv0Pf).
Dopo quattro mesi, e nel mezzo della seconda ondata, di varianti, di continui ping-pong sui rientri a scuola tra le varie Istituzioni, da Palazzo Gentile decidono di cambiare ancora. E (anche) di rinnovare per un altro anno il servizio all’attuale Rete temporanea d’impresa, in scadenza a febbraio.
Via la monoporzione e ritorna la “multiporzione”. Sul pasto, allora, si torna (parzialmente) al passato, perché si dirà addio già alla monoporzione, che non ha soddisfatto gli addetti ai lavori.
In un questionario apposito, infatti, hanno fatto notare che non mancavano i disservizi, come “pasta scotta, pasti spesso freddi, rapporto qualità prezzo non soddisfacente”, e allora si è deciso di correre ai ripari. E il 9 febbraio, in un incontro per individuare soluzioni alternative alla modalità attuale del pasto, che potessero coniugare salute, sicurezza e gusto, che ha visto la partecipazione di tutti i portatori d’interesse, si è deciso di cambiare.
“Eliminare il pasto monoporzione – si legge nella delibera di Giunta di qualche giorno fa – e servire il pasto in piatto multi-porzione realizzato in materiale biodegradabile, con la principale differenza consiste nello sporzionamento all’interno della scuola, nel momento immediatamente antecedente al consumo, che potrà garantire un livello qualitativo superiore del pasto, con un miglior mantenimento delle temperature e delle caratteristiche organolettiche”.
Passo indietro che riguarderà anche le tariffe, che torneranno a essere quelle in vigore prima della monoporzione. Questo perché “tale modalità non comporta variazione di prezzo rispetto alla modalità attuale di somministrazione (monoporzione nelle aule), fermo restando, invece, un pari incremento di prezzo rispetto alla modalità originaria (multiporzione nei refettori) che risulta di € 1,39, oltre IVA al 4 per cento”.
Significa che “questo aumento di 1,40 euro (dovuto ai costi per le attrezzature per la distribuzione, il piatto multi-scomparto Biocompostabile, personale per la distribuzione, sanificazione prima e dopo il consumo del pasto, ndr) – sottolinea l’assessore alla Pubblica Istruzione, Marina Salierno – non graverà né sulle casse comunali e neanche sulle famiglie, ma andrà a incidere sul fondone, cioè su quei contributi messi a disposizione dal Governo in favore degli Enti locali a copertura di maggiori spese ovvero minori entrata strettamente connesse all’emergenza epidemiologica.
Le famiglie, inoltre, riceveranno anche il rimborso relativamente alla compartecipazione sostenuta sul maggiore costo a partire da momento in cui c’è stato l’incremento”.
Ancora “Pastore” per un altro anno. La Giunta cittadina, inoltre, ha dato il disco verde al rinnovo del servizio all’attuale Rti, che vede la ditta “Pastore” capofila, che era in scadenza, dall’8 marzo fino al 22 gennaio 2022 (date che possono cambiare in base all’andamento dell’emergenza pandemica a riapertura delle scuole). E ha certificato, inoltre, come il Covid 19 abbia segnato anche le richieste del servizio per la mensa.
Nell’anno scolastico in corso, infatti, risultano iscritti appena 592 utenti, (di cui 416 per l’infanzia e 177 per la scuola primaria), rispetto al numero medio degli iscritti negli anni precedenti, circa 1150. E, per colpa della chiusura di alcuni plessi scolastici, il numero dei pasti somministrati nel trimestre ultimo scorso, si è mantenuto al di sotto dei 200 pasti giornalieri, rispetto agli 896 pattuiti.