Persino questa volta, che il manifesto sembrava scavalcare la retorica funebre e rendere omaggio al vero, resta il sapore amaro di qualcosa di incompiuto, oltre che di dannatamente ingiusto. Già, definire Oronzo Mongiello lo “storico proprietario della Pizzeria da Oronzo” è la sacrosanta verità, ma c’erano da aggiungere “il vento della giovinezza che vola via”, “il balsamo dei ricordi che piano svapora”, “la dolce carezza al cuore ferito”. E sì, perché, mezzo secolo fa o giù di lì, Bitonto era il regno delle pizzerie e lo scettro se lo disputavano Lillino, Angelo e, appunto, Oronzo. Che per tutti era “Aronz”. La sua era un porto sicuro cui approdare dopo una giornata di sacrosanta fatica, una serata al cinema, una partita di calcetto, un pomeriggio passato a sgobbare sulle versioni di latino e greco. La pizza sublime, i panzerotti suadenti, le specialità locali eccelse – personalmente, reputo inobliabile la sua parmigiana – facevano di quel locale una meraviglia ed un luogo dell’anima. E la moglie di Oronzo è una Bellifemmine, ovverosia l’altra metà del cielo della ristorazione cittadina. Non è un caso che il nipote Mimmo (fratello di Michele e, soprattutto, figlio del mitico Ignazio) lo abbia ricordato con parole struggenti, donandoci un ritratto di focolare familiare connotato da affetto profondo e gioia antica, quando anche la nostra città era meglio, più pura e sincera. Qualche settimana fa, Filippo Cozzella “della Cattedrale”, ora Oronzo Mongiello detto “Aronz”, prima di loro Lillino: quanto invidiano gli angeli lassù, specie quando viene sera e fra le nuvole si leva il profumo d’un ciocco di legno che arde in un forno e cuoce le pizze più buone dell’universo…