Enzo, l’ultimo zampognaro saluta tutti gli amici di Bitonto: quest’anno non verrà a trovarci!
E non certo per sua negligenza! Noi tutti bitontini abbiamo sentito la sua mancanza nei primi giorni di dicembre, durante la novena dell’Immacolata, la stiamo avvertendo adesso, nella novena di Gesù Bambino. Tantissimi amici hanno chiesto di Enzo, pur immaginando la ragione della sua assenza legata ovviamente all’incertezza del momento dovuta alla pandemia.
Enzo sta benissimo, il suo unico malessere è un male dell’anima, la malinconia unita alla nostalgia per Bitonto. A chi non conosce Enzo personalmente sembrerà strano che qualcuno aneli alla città della pace e dell’olio, eppure Enzo è affetto da “saudade” per la sua Bitonto che lo ricambia chiedendosi dove si sia cacciato in questo dicembre. Ebbene Enzo non ci ha traditi con un altro Comune, Enzo è rimasto a casa, come tutti, a San Polo Matese (Campobasso) splendido borgo dell’incantato Molise. Ci saluta con affetto e con l’augurio sincero che nel prossimo Natale possiamo riabbracciarci tutti. Così per la prima volta nella sua vita non percorrerà i vicoli e le corti del centro storico avvolto nel suo splendido abito tipico matese, non entrerà nelle nostre case riportandoci in uno stato di rimembranza mediante il suono ancestrale della zampogna. Erede di un’antichissima tradizione legata alla transumanza lungo i tratturi che dagli Abruzzi scendevano al tavoliere delle Puglie, Enzo giunge da noi due volte l’anno: a fine novembre per la novena dell’Immacolata e subito dopo a metà dicembre per la novena di Gesù Bambino. Quando erano in tanti a scendere dai monti, gli zampognari erano sempre in coppia o in trio: l’uno suonava la zampogna, l’altro suonava la ciaramella, talvolta un terzo cantava. Celebre il canto “Tu scendi dalle stelle” (quanno nascette ninno) scritto nel 1754 da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che ha legato per sempre la figura dello zampognaro al presepe (da taluni riferita addirittura a San Francesco d’Assisi).
La zampogna nel periodo natalizio giunge nelle metropoli con gli zampognari che ancora scendono dai monti; ma da alcuni anni è protagonista di un revival grazie a musicisti colti ed etno-musicologi, fenomeno presente anche nella nostra città grazie alla passione di alcuni ottimi e stimati musicisti che l’hanno fatta propria. Pur tuttavia occorre riconoscere ad Enzo l’espressione di tipicità e tradizione in linea diretta. I nostri stimatissimi musicisti nonchè studiosi e divulgatori, rappresentano con onore il fenomeno contemporaneo della ricerca colta etno-musicologica.
Fiduciosi attendiamo il ritorno di Enzo, depositario di un sapere antico, consapevoli che il suo viaggio San Polo – Bitonto è un libro di storia e speriamo ci serbi ancora tanti capitoli.
Chiudiamo con alcuni versi, riferiti alle Puglie, che paiono riflettere la stima e l’affetto reciproci tra Enzo ed i suoi tantissimi amici bitontini:
“si sosta, a lieta cena / con gente buona, si può dire umana”
I versi sono del pastore poeta Francesco Giuliani soprannominato “Chicche ru cuaprare”, (Castel del Monte del Gran Sasso, L’Aquila, 1888 – 1969), lo straordinario pastore-poeta e scrittore abruzzese che amava Dante, Ariosto e Tasso. Nel 1960 Francesco Giuliani affidò i suoi quaderni all’antropologa Annabella Rossi che ne curò la pubblicazione.
Di seguito il testo da cui sono tratti:
Di settembre allor verso la fine / lassù nel nostro Campo Imperatore, / sull’alte vette, e pur sulle colline / vi scende della neve il bel candore, / bianche le valli ed il piano di brine / ti punge il freddo; le greggi e il pastore / non vi ponno più stare senza ripari / a partire convien che si prepari.
La partenza è ver che è dolorosa / che distaccarsi non puo far piacere, / perché si vive una vita incresciosa / delle Puglie nel vasto Tavoliere. / Chi lascia la consorte o l’amorosa, / i figli, i genitori. Triste mestiere! / Per la miseria e campar la vita / la famiglia non può viver unita.
E partono i pastori un bel mattino / pare che sembran lieti e confortati, / per breve tratto del lungo cammino / vanno dai loro cari accompagnati. / Breve sosta nel borgo vicino, / dopo di aversi un po’ rifocillati / come gli piace con qualche bicchiere / che gli toglie la pena e il dispiacere.
A Forca poi si fermano la sera / dove si stanno col gregge accampati. / Come si puote in qualche maniera / si fa la magra cena e ristorati; / poi si stanno nella notte intera / sopra a qualche pelle addormentati, / e non appena è chiaro il mattino / son pronti e si rimettono in cammino.
Pel tratturo si va largo ed erboso / dove le greggi posson pascolare; / per tutto il giorno non si ha mai riposo / danno le greggi fin troppo da fare. / Lo sguardo intorno può spaziare ozioso / tanti paesi belli ad osservare, / Frittoli, Curvara e Petranico / adagiato sopra un colle aprico.
Adagio o in fretta sempre avanti vanno / campi e paesi a incontrar più belli, / Cugnoli, Nocciano, a destra Alanno; / dei contadini dovunque gli ostelli. / Son ghiotti i pastor io non m’inganno / di tutti i tratti che vedon novelli; / i giovani talor svelti ed accorti / nelle vigne rubano e negli orti.
La sera poi nell’ubertosa piana / del Pescara si sosta, a lieta cena / con gente buona, si può dire umana / e si oblia un po’ l’amara pena. / Non si sa da quale època lontana / alle Puglie il trattur le greggi mena. / …
Francesco Giuliani, “Diario”, in Monti d’Italia – Appennino centrale, ENI, 1972, pagine 128. “Se Ascoltar vi piace” dai quaderni di Francesco Giuliani, a cura di Maurizio Gentile, Lindau Editore 1992. L’editore Japadre di L’Aquila ha pubblicato nel 2001 di Francesco Giuliani “il Diario della guerra 1915-18” curato da Paolo Muzi.