DI FRANCESCO RUTIGLIANO
Tornano i giudizi descrittivi alla scuola primaria, al posto dei voti in decimi. È quanto stabilito nella Ordinanza del 4 dicembre emanata dal Ministro dell’Istruzione. Quindi, dal corrente anno scolastico 2020/2021 la valutazione periodica e finale degli apprendimenti sarà espressa, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni Nazionali, compreso l’insegnamento di educazione civica attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione.
Quando pensiamo alla nostra esperienza scolastica, tra i ricordi che fanno capolino non mancano mai i voti: alti o bassi, temuti e fonte di delusioni e soddisfazioni, i numeri dall’uno al dieci sono parte integrante dell’idea di scuola che ci portiamo dentro. Ma si può immaginare una scuola primaria senza voti? La cultura della valutazione scolastica ha subìto negli anni diverse modificazioni, legata soprattutto ai vari cambiamenti dei titolari del dicastero dell’istruzione. Insomma, cambiano Ministri dell’Istruzione e ognuno apporta innovazioni e modifiche, togliendo, modificando, aggiungendo elementi significativi e aspetti peculiari nei programmi, nei criteri e negli indirizzi della scuola italiana. Si assiste ad un continuo passaggio tra voti in decimi e giudizi descrittivi. Ma la scuola italiana in questo momento ha realmente bisogno di tale cambiamento? Era assolutamente necessario? Vero è che la nuova Ordinanza entra nell’empireo normativo del Ministero dell’Istruzione, ove sembrerebbe che il problema essenziale per la scuola, in questo momento storico, è la scelta del voto in decimi o in giudizi, piuttosto che, a titolo esemplificativo, l’implementazione di una connessione internet alle famiglie che hanno optato per la didattica a distanza. La scuola ha sicuramente più bisogno di oggettivi interventi per superare il momento emergenziale.
Il tema della valutazione scolastica risale al Regio Decreto 4 maggio 1925, n. 653, integrato e modificato dal Regio Decreto 21 novembre 1929, n. 2049, secondo cui in sede di riunione per lo scrutinio finale presieduta dal preside “Ciascun docente esprimeva per ogni alunno un giudizio sul rendimento scolastico e disciplinare, giudizio che il Preside traduceva in voto”. Alla fine degli anni Settanta, con la legge 517/1977, si accentuo? la differenza tra ordini di scuole: mentre le superiori mantennero il voto in decimi, alle elementari e alle medie furono introdotti i giudizi (ottimo, distinto, buono, sufficiente…) e veniva cancellata, dopo 50 anni di vita, la vecchia pagella con i voti. A far tornare il voto in decimi nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado fu l’allora ministro all’Istruzione Maria Stella Gelmini nel 2008. Il mutamento fu accolto molto bene dai docenti, come un alleggerimento delle procedure negli scrutini intermedi e finali ed anche i genitori accolsero l’evento come segno di maggior chiarezza per comunicare il rendimento scolastico. Da quella data più nessuno ha osato affrontare la questione. Nemmeno la cosiddetta “Buona scuola”, che con il decreto legislativo 62/2017 ha confermato l’uso dei numeri. L’unica novità è stata la certificazione delle competenze che, prima di questa nuova ordinanza, accompagnava la pagella a conclusione della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione. Insomma, dal 1977 ad oggi la valutazione alla scuola primaria è cambiata altre otto volte. Non è normale tale continuo cambiamento. L’ultimo intervento è l’ordinanza del 4 dicembre 2020 in cui vengono stabiliti i 4 livelli di apprendimento dei giudizi descrittivi. Per il Ministero dell’Istruzione il ritorno al giudizio descrittivo per ognuna delle materie scolastiche è importante perché permette una valutazione più trasparente ed esaustiva per ogni alunno; il voto numerico non permette di fare una disanima differenziata da studente a studente. I giudizi descrittivi delle discipline sono elaborati e sintetizzati sulla base dei quattro livelli di apprendimento (In via di prima acquisizione – Base – Intermedio – Avanzato) e dei relativi descrittori, in analogia con i livelli e i descrittori adottati per la Certificazione delle competenze, e sono da correlare agli obiettivi delle Indicazioni Nazionali, come declinati nel curricolo di istituto e nella progettazione annuale della singola classe per la costituzione, ai fini della necessaria omogeneità e trasparenza, di uno standard di riferimento che le istituzioni scolastiche possono comunque implementare. Nelle Linee guida del 3 dicembre viene proposto il modello A/1, un modello base di Documento di valutazione che ogni istituzione scolastica, nell’esercizio della propria autonomia, potrà peraltro elaborarlo e arricchirlo, tenendo conto delle modalità di lavoro e della cultura professionale della scuola, avendo pero? sempre come riferimento l’efficacia e la trasparenza comunicativa nei confronti di alunni e genitori. Mentre, per quanto concerne la valutazione delle alunne e degli alunni con disabilita? certificata, va evidenziato che essa sarà espressa con giudizi descrittivi coerenti con gli obiettivi individuati nel piano educativo individualizzato predisposto secondo le modalita? previste ai sensi del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66.
Tanti principi, tante belle parole, ma in tutto questo cambiamento non è sufficiente soltanto una ordinanza o una legge, occorre una puntuale azione formativa del personale docente e un necessario accompagnamento nei confronti dei genitori, aprendo un reale e costruttivo “dialogo educativo” convergente nella ricerca del “miglior bene” del bambino. In realtà, nell’incontro “scuola famiglia”, i genitori ritorneranno a fare la domanda agli insegnanti: “A cosa corrisponde questo giudizio?”. Il docente sarà chiamato a formulare il giudizio usando parole semplici e chiare che analizzeranno e descriveranno il percorso didattico realizzato nel quadrimestre, i contenuti appresi, le abilità esercitate, i traguardi raggiunti e il livello di competenza acquisito nei diversi ambiti disciplinari e che “fotografano” il singolo bambino, tracciando per ciascuno quasi un graduale “piano di miglioramento” dei punti deboli. Insomma, gli insegnanti in questa emergenza, come se non bastasse, si troveranno ad affrontare anche la giusta formulazione del giudizio per descrivere il comportamento, l’educazione, il rispetto per gli altri. Nel giudizio globale il docente dovrà evitare l’uso di formule generiche, o di espressioni adottate per le “fasce di livello”, bensì dovrà focalizzare, analizzare e descrivere, caso per caso, i reali traguardi e i “bisogni di ciascuno”.
Insomma, il ritorno dei giudizi descrittivi porterà benessere per il mondo della scuola primaria? Vero è che il benessere nella scuola significa creare le migliori condizioni per consentire a ogni studente di raggiungere appieno il proprio potenziale, in un percorso di apprendimento e di sviluppo personale caratterizzato da autonomia e responsabilità.