Paolo Scicutella era una montagna d’uomo e, soprattutto, era più buono del pane.
A guardarlo, ti veniva fatto di credere che, un tempo, i vigili urbani li scegliessero tutti così: alti come corazzieri e generosi fino all’autolesionismo. Perché erano imponenti quando camminavano per le strade della città, erano ognora fra la gente e non sempre ricevevano in cambio la simpatia che meritavano.
Paolo, oltre ad aver vestito con onore e dignità la divisa, che portava con quell’innata eleganza che spiccava sin dal sorriso, era innamorato della storia della polizia municipale bitontina.
Il ricco archivio fotografico era il vero tesoro che custodiva gelosamente in casa.
Quando ti recavi a fargli visita, era un autentico rito: si faceva portare quest’album, tratto chissà da quale cassaforte, e carezzandolo con delicatezza ne sfogliava pagine ed illustrava le fotografie sfoggiando biblica memoria.
S’inorgogliva quando mostrava, in una istantanea ingiallita di tempo, il primo vigile della città, e poi i colleghi che scortarono il grande Gino Bartali, l’austerità dei colleghi in alta uniforme in occasione della settimana Santa, la Befana del vigile urbano dinanzi all’odierna piazza Moro, un semaforo ed un poliziotto municipale assediato di regali donati dall’intera comunità. Spesso, aveva collaborato con gioia col da Bitonto “dell’amico Franco Amendolagine“, fornendo quelle testimonianze di un’epoca, che, forse, era migliore.
E Paolo, che amava la sua famiglia (s’impettiva parlando dell’omonimo nipote giornalista, per esempio) come la città e viceversa, era felice di avere ancora tanti amici al comando, a partire dal “suo” Tanino, il comandante Paciullo.
Ora che Paolo non c’è più, siamo certi che l’ultima foto di quell’albo prezioso avrà la luce dei suoi occhi di uomo dal cuore grande così…