Le parole della vulcanica moglie Marina colpirono i presenti, quella sera del millennio scorso ormai al tramonto: “Bitontini, quando andate al cimitero e passate dinanzi alla tomba di mio marito, lasciate un fiore, vi sarò riconoscente“.
Il consorte di questa solare signora era nientepopodimeno che Francesco Speranza, il campione della chiaria milanese, l’artista insigne del Novecento italiano, uno dei figli più insigni della nostra terra.
Il suo monumento funebre, al centro del recinto funebre, è una ferita di luce nella pietra bianca, quasi a voler simboleggiare, la scultura, il senso più autentico dell’Arte. Sennonché, tutt’intorno regnava solo terra color tabacco. Mancavano i profumi inebrianti di addobbi floreali e arborei variopinti a restituire fragranze e meraviglia alla pur degna sepoltura.
Così, la famiglia ha pensato di affidare l’estetico incarico ad un concittadino che sta adornando di bellezza naturale vicoli, slarghi e strade della città, borgo antico e non solo, uno che si batte per far risplendere la nostra città: Michele Castellano. Che ha subito compiuto il suo dovere in modo egregio, con la collaborazione di un imprenditore del ramo (è proprio il caso di dire) dal cuore grande, discendente di una schiatta di rinomati fioristi: Giovanni Lucarelli.
Grazie a loro quel sepolcro somiglia oggi ad una “natura vivente” e rigogliosa, come un quadro dipinto da mano felice per quei doni che ogni giorno Qualcuno munifico ci elargisce.
E, nell’azzurro tenue del cielo, sospesa sta una candida nuvoletta che sembra un grato sorriso…