“Ma se mi dovessi… dovressi… dovrebbi… insomma: cia scioj a Vtond la cart m serv?”
Non c’è pace per le chat, i messaggi, i whatsapp, gli audio, i commenti su facebook. Tutta la città impazzisce e strilla “Ma da Palmmar, da Mariott, serve la cart?”.
La confusione è tanta visto che il premier Conte non ha specificato né il colore, né il primo cittadino di Mariotto e Palombaio: saranno o no frazioni di Bitonto?
Così davanti ai circoli, ancora ci si chiede:
– “A Mariotto e Palombaio stavano i delegati, eh i delegati! Non erano loro i sindaci?”
– E l’altro risponde: “Naun, uannà! Quelli erano delegati… “
E il vecchietto rincara, “sindaco… quindi ho ragione io!”.
– “E dall! Il sindaco, iè semb la giraff (che è pur arangion!)”, ridono.
Era tutto calcolato. Le giraffe sono arancioni e anche noi lo siamo, il principio è quello della transitività. Elementare Watson!
Insomma, tranquilli. Per venire a Bitonto da Mariotto o Palombaio (e viceversa) non servirà l’autocertificazione.
La focaccia dal forno a pietra, quella croccante, intrisa d’olio, si può prendere ancora.
Le paste d’asporto? Pure quelle.
La fidanzata a Bitonto? Per quella può valere l’autocertificazione.
Infatti, a parte i simpatici teatrini che ci siamo inventati dopo un pomeriggio passato a ricevere messaggi così, meglio spostarsi il meno possibile. Solo per comprovate esigenze “lavorative, salute e altri motivi ammessi dalle vigenti normative ovvero dai predetti decreti, ordinanze e altri provvedimenti che definiscono le misure di prevenzione della diffusione del contagio”.