DI FRANCESCO RUTIGLIANO
“Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata: i focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese. Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale. L’ISS conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto molto basso”. Lo scrive la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sui social.
Quanto dichiarato dalla Ministra dell’istruzione ci induce a delle riflessioni. Pur dando per scontato che i focolai nelle scuole è sceso, ma evitare i contagi nelle stesse, non è meglio? Durante il lockdown la Didattica a Distanza, seppur con molte difficoltà di attuazione, è stato un modello sostitutivo della Didattica in presenza. Grazie a questa modalità si è di fatto contribuito a ridurre i contagi. È pur vero, però, che la DaD per l’istruzione primaria e per il primo grado ha creato difficoltà per i genitori, i quali si sono trovati di fronte ad una realtà mai affrontata in precedenza. In ogni caso, guardando allo specifico della realtà scolastica, ossia alla maratona tra la fermezza della scuola in presenza e quella della Didattica a Distanza, l’entità dell’emergenza, che da metà agosto si è ampliata in maniera vertiginosa, pone di fronte a delle scelte che non avremmo mai voluto. Occorre definire una nuova normalità, in cui ciascuno di noi, e ovviamente anche la scuola, si adatti alla situazione contingente ed alle limitazioni che questa impone. Non bisogna minimizzare sul fatto che “il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale” ovvero che “dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto basso”. Tutti vogliamo la normalità del “fare scuola”, purtroppo questo assurdo nemico del Covid-19 non ci permette di svolgere questa “normalità”.
In questa nuova fase il diritto all’istruzione, che è costituzionalmente garantito, non deve portarci assolutamente a far finta che l’emergenza non esista. È pur vero che qualsiasi problema va affrontato, ma in questa sfida siamo inferiori, non conosciamo il nemico dove si nasconde. A volte colpisce per incuria nostra, a volte colpisce perché è subdolo, a volte si insinua pur in presenza di protezione. Nella scuola l’impatto di questa situazione emergenziale ha avuto un riverbero vastissimo, e lo stiamo per rivivere, la cui intensità è direttamente proporzionale all’oggettività che ci troviamo ad affrontare giornalmente, nonché alla moltitudine di persone e di rapporti che ogni scuola instaura. Ognuno, in qualche modo, entra a contatto con il mondo della scuola, o in maniera diretta attraverso i figli o indirettamente per via di un nipote o di un altro qualsiasi parente. L’ambiente scolastico, che fa del suo essere “comunità” e della sua “dimensione sociale” la sia cifra distintiva, dev’essere preservato da discutibili decisioni. Dalle varie notizie primordiali e non ufficiali che circolano, si apprende che il Governo sta valutando l’emissione di nuove restrizioni, in cui, però, lascia molto discutere laddove si ipotizzerebbe la DaD per il 75% delle scuole superiori. I dati giornalieri dei contagi devono far riflettere sulla possibilità di tutelare, nel contempo, sia il diritto all’istruzione delle scuole medie superiori (che potrà essere attuato con la Didattica a Distanza) che il diritto alla salute degli stessi studenti (che potrà essere tutelato seguendo da casa la didattica). La caratteristica di ordinarietà che si vuole dare alla DaD è testimoniata dalla pericolosità del COVID-19 che impone di contenere il contagio. Con questo la scuola, come ha già fatto durante il lockdown, dovrà affrontare una DaD non più con imprevisti e con variabili incontrollate.
Va evidenziato che come la possibilità di ricorrere alla DaD faciliti nella scuola secondaria di secondo grado l’organizzazione dei tempi e degli spazi rispetto alla scuola del primo ciclo, dove questa possibilità è stata espressamente esclusa dal Piano scuola 2020-20121. Attraverso la DaD, infatti, nelle scuole superiori sarà possibile garantire una effettiva riduzione dell’utilizzo dei trasporti pubblici che preoccupa particolarmente per le conseguenze in ordine alla limitazione del contagio. Con la consapevolezza che l’educazione nell’era digitale non deve rappresentare l’ordinarietà, ma un nuovo modello di interazione didattica legata all’emergenza sanitaria. Sta di fatto che l’avvicinamento alle tecnologie ha la finalità di preparare gli studenti allo sviluppo delle competenze che sono al centro del tempo presente e che saranno al centro delle loro vite.