Questa vicenda è talmente assurda che raccontarla (e leggerla) sembra ridicola. Già, perché questa è la sorte che capita a tutte le storie che abbiano a che fare con fenomeni paranormali, di case possedute e/o infestate da fantasmi, e perciò figlie di quell’occultismo indubbiamente affascinante ma che da secoli è ottima materia per leggende e cinema.
E non è un caso, infatti, che anche le righe di questa domenica siano state utilizzate per una pellicola. “Veronica”, distribuita dalla piattaforma “Netflix” nel 2018 con un discreto successo e non cattive recensioni.
Ma questa volta c’è un dettaglio da aggiungere: quello che è conosciuto alle cronache come “Il caso Vallecas” è passato alla storia per essere stato il primo caso di fenomeni paranormali ad essere documentato in un rapporto ufficiale della polizia.
Siamo in Spagna, allora.
Tutto inizia nel 1990, siamo a Vallecas, quartiere di Madrid. Estefania Gutierrez Lazaro è una studentessa di 18 anni che ha perso da poco il fidanzato in un incidente motociclistico. Uno shock talmente grande che non riuscirà mai a superare tanto che un giorno, insieme a un’amica di scuola, in un’aula vuota, decide di comunicare con il suo defunto ragazzo attraverso la tavola Ouija, quello strumento diventato famosissimo a metà ‘900 utilizzato per le comunicazioni medianiche e le sedute spiritiche. Nel bel mezzo della seduta sono scoperte da una docente, che interrompe il tutto in maniera brusca. Però fa anche altro: le caccia dall’aula e rompe la tavola.
Ed è qui il problema, ossia il cuore della questione: leggenda vuole che sarebbe assolutamente vietato, e soprattutto pericoloso, interrompere anzitempo queste sedute.
Sarà un caso, ma da quel dì sarebbero verificati una serie interminabile di eventi alquanto inquietanti e bizzarri. Estefania, infatti, inizia ad avere delle forti convulsioni e stati alterati di coscienza durante le quali riteneva di vedere un gruppo di persone alte, filiformi, fameliche, con dita lunghe, muoversi nelle tenebre della sua stanza, e sentiva addirittura le loro voci che la chiamavano per nome dicendo. Follia pura? Chissà, ma non è tutto perché anche i familiari, confermavano di udire distintamente dei rumori alquanto sospetti, come battiti di piedi nel bel mezzo della notte o strani suoni a qualsiasi ora del giorno. E confessano che l’aria in casa si era fatta molto pesante e avevano la sensazione di essere osservati dalle fessure delle porte e sembrava quasi di vedere qualcuno muoversi nell’oscurità.
Lucubrazioni mentali? Fisime? Malattie?
Non finisce qui, perché nei mesi successivi, Estefania visita diversi centri di salute, ma nessun medico riesce a fare una diagnosi precisa della malattia che la affligge. La situazione, quindi, peggiora tanto più che la giovane ragazza, ormai logorata fisicamente e mentalmente, entra in uno stato di coma ed è ricoverata in ospedale nell’agosto 1991, dove poco dopo lei muore in circostanze molto strane.
Sembrerà assurdo, ma la parte più spaventosa del “caso” inizia proprio dopo la morte di Estefania in quanto la famiglia inizia a subire un vero e proprio incubo da film dell’orrore. L’intera casa (siamo al civico 8 di Calle Luis Marin) sembra posseduta: iniziano ad aprirsi e chiudersi le porte, i crocifissi vengono staccati dalle pareti con violenza, si sentono voci nella notte, le presenze e le ombre si fanno sempre più invadenti e minacciose, a volte i familiari di Estefania si svegliano con i muri graffiati e i mobili spostati, ma non di qualche centimetro, bensì di metri.
Una notte, in particolare, tali fenomeni sono talmente violenti che i Gutierrez chiamano la polizia. Quando i poliziotti entrano in casa, vengono travolti da una serie di eventi paranormali, tutti ben documentati nel rapporto fatto in caserma: temperatura all’interno della casa bassissima, l’ambiente gelava il sangue, crocifissi che ruotano, quadri che si muovono, segni evidenti di graffi sui muri, ma soprattutto, una presenza oscura in corridoio molto molto alta. Tradotto, allora: i poliziotti non riescono a stare neanche un minuto all’interno della casa ed escono terrorizzati da tale visione.
Il calendario dice 27 settembre 1992.
I Gutierrez hanno lasciato la casa soltanto a fine anni Novanta, l’hanno venduta a una famiglia latinoamericana che, però, non ha notato nulla di insolito nel corso degli anni.
E anche il bar situato dinanzi all’abitazione sembra non sapere nulla di demoni o fenomeni paranormali.
Tutta una montatura, allora? A mettere benzina sul fuoco ci hanno pensato, poi, anni dopo, alcuni fratelli di Estefania, che hanno smantellato l’intero alone misterioso e paranormale del caso, spiegando come la sorella non era mai stata posseduta dal diavolo, che aveva l’epilessia (così come la madre) e che era una ragazza del tutto normale.
Il dubbio, allora rimane: storia di fenomeni paranormali o tutta una montatura dei media?