Il “pronto soccorso” bitontino va verso la chiusura.
La notizia, che già serpeggiava da qualche giorno, è stata confermata sabato sera nel corso dell’incontro “Imprevisti & opportunità” della Festa de l’Unità.
“Alcuni operatori del PTA ci fanno presente che il Punto di Primo Intervento non ci sarà più” ha infatti rivelato la consigliera comunale Antonella Vaccaro.
Avrebbe quindi i giorni contati l’ultimo tassello di quello che fu il nostro ospedale. L’ex nosocomio, apprezzato in tutto il territorio, continua a perdere servizi anche in epoca Covid, quando anche la medicina di base ha dovuto subire un rallentamento.
Eppure il nostro PTA ha funzionato bene, soprattutto durante questa emergenza.
Ad affermarlo è stato, durante lo stesso dibattito, l’anestetista molfettese Felice Spaccavento.
“Il problema è farlo funzionare meglio, cioè dare potenzialità territoriale a quelli che ospedali non sono più – ha dichiarato il medico – . Secondo me, questa pandemia ci insegna che siamo una sanità forte, ma mancano dei pezzi, e cioè manchiamo di sanità territoriale in cui deve essere fatto un investimento futuro, come ha detto Speranza. Negli ospedali è giusto che vadano i casi acuti, ma deve essere potenziata la sanità del territorio, del domicilio, che ne rappresenta l’80%”.
La risposta però non sarebbe nel potenziamento del PPT.
“Sono assolutamente contrario alla presenza di pseudo pronto soccorsi che non salvano e servono solo a ritardare l’attività dell’emergenza – è il parere di Spaccavento -. Io punterei a rafforzare la rete dell’emergenza, che deve essere fatta e bene dal 118, non dal PTA. Il PTA deve fare presidio territoriale e deve dare risposta ad una sanità diversa da quella che è l’ospedale”.