Il 20 aprile 1999 resterà per sempre una data tragica per gli Stati Uniti d’America. Quel dì, infatti, convinzione comune vuole si sia consumata una delle stragi più gravi in una scuola americana. Seguita, forse, da quella del 2007, del 2012 e del 2018.
Un fatto di cronaca talmente eclatante che per anni è stata al centro della discussione sull’uso e il controllo delle armi oltreoceano, tanto più che nel 2002 il regista Michael Moore ha realizzato un documentario, intitolato “Bowling for Columbine”, vincitore pure di un premio Oscar.
Siamo in Colorado, allora. Erano gli Stati Uniti del democratico Bill Cliinton, anche se a novembre sarebbe arrivato il repubblicano George W.Bush. Il tutto si consuma nella scuola superiore “Colombine” di Littleton, non lontano da Denver. Due ragazzi, frequentanti proprio quella scuola, i 17enni Eric Harris e Dylan Klebold, hanno compiuto una carneficina ammazzando 12 loro compagni, una insegnante, ferendone 24 e poi si sono tolti la vita.
I fatti sono notori e, nel raccontarli, si capisce come i due killer avevano preparato tutto nei minimi dettagli.
I due giovani arrivarono la mattina a scuola dopo aver posizionato una piccola bomba in un campo vicino, con lo scopo di distrarre il personale addetto alla sicurezza. La bomba esplose alle 11.14.
Ma non è tutto, perché prima che arrivassero gli altri studenti, hanno piazzato altri due ordigni al propano nella mensa della scuola, nascondendole in due borse in modo tale da esplodere alle 11.17. Una volta sistemate le bombe tornarono nel parcheggio delle auto, e il piano era attendere che tutti gli studenti uscissero dall’edificio e sparare contro di loro.
Le due bombe, però, a causa di problemi con il timer, non sono mai esplose ed Eric e Dylan hanno deciso di agire in altro modo. Prendere le altre armi che avevano nell’auto e andare in cima alle scale dell’entrata ovest della scuola, il punto più alto del Campus. Alle 11.19, dopo aver lanciato in caffetteria una bomba a tubo (che esplode senza fare feriti), inizia la sparatoria, nella quale colpiscono all’impazzata tutto e tutti. In più luoghi della scuola, soprattutto in biblioteca, dove, tra morti e feriti, il bilancio è di 33 persone in 17 minuti di incubo. Sono entrati alle 11.25 e sono usciti alle 11.42. Dopo di che, passano 20 minuti esatti, si sparano nello sgabuzzino della caffetteria con le loro stesse armi.
Il giorno dopo la sparatoria lo sceriffo di Littleton John Stone spiegò che altre persone avevano contribuito alla realizzazione della strage, perché i due ragazzi non potevano, da soli, posizionare tutta quella quantità di esplosivo.
Ma perché Harris e Klebold sono arrivati a tanto? Tante le ipotesi, anche se il motivo principale è stato individuato nel bullismo che avevano subito in tutti gli anni di liceo.
A margine della strage, che ovviamente ha sconvolto l’opinione pubblica, si è discusso molto delle tempistiche di azione delle forze dell’ordine. La polizia, infatti, in quella circostanza, si sarebbe palesata soltanto due ore dopo la carneficina e il suicidio degli assassini. E, guarda caso, dopo quella strage, il protocollo è stato rivisto, con le nuove norme che adesso consentono alle squadre d’assalto di fare irruzione negli edifici anche se ci sono degli ostaggi all’interno, e di sparare ai responsabili delle stragi in totale autonomia.