L’obiettivo è davvero nobile e, perciò, non possibile a tutti. Far dialogare un pittore del ‘900 (ma non un pittore qualsiasi, ma il nostro Francesco Speranza) che si trova, in un’atmosfera fatta di incanto e quasi di magia sospesa, a dialogare con altri pilastri dell’arte contemporanea.
Venti, per essere precisi. Tutti, e non è un dettaglio di poco conto, rigorosamente del tacco d’Italia: Natascia Abbattista, Damiano Azzizia, Pierluca Cetera, Francesco Cuna, Nicola Curri, Vincenzo De Bari, Pietro Di Terlizzi, Pasquale Gadaleta, Simona Anna Gentile, Jara Marzulli, Luigi Massari, Pierpaolo Miccolis, Dario Molinaro, Enzo Morelli, Alessandro Passaro, Luigi Presicce, Claudia Resta, Fabrizio Riccardi, Michael Rotondi e Domenico Ventura.
Questa meraviglia, organizzata da una persona come Francesco Paolo Del Re, da sempre amante di Speranza tanto da dedicargli pure pagine sui Social Network in compagnia della fondazione De Palo-Ungaro, la presidenza del Consiglio regionale della Puglia e in collaborazione con il Museo diocesano “mons. A. Marena” e il Centro ricerche di Storia e Arte di Bitonto, è visitabile proprio nella rinata sede dell’ex Seminario fino a fine mese.
“Il progetto della mostra – spiega Del Re – segue due linee distinte e idealmente parallele: da una parte sono stati selezionati dipinti di Francesco Speranza provenienti da raccolte pubbliche e collezioni private che coprono un arco temporale che va dagli anni Venti fino alle opere dell’ultima parte della sua produzione e sono esemplificativi dei diversi aspetti della sua ricerca artistica e dall’altra venti opere di venti artisti diversi permettono di gettare uno sguardo sinottico e curioso su alcuni percorsi di ricerca della pittura contemporanea in Puglia, nel tentativo di rispondere alla domanda sull’esistenza di una possibile comune radice identitaria che vada al di là del mero dato geografico”.
E ancora: “I due percorsi si intrecciano e si compenetrano – prosegue Del Re – e nell’accostamento di opere ed esperienze diverse si compongono dei dittici o dei polittici immaginari, laddove i dipinti di Speranza vengono messi in dialogo con le opere dei pittori viventi secondo criteri ora tematici e ora formali, ora evidenziando assonanze e ora facendo vibrare le corde di una dissonanza, ma sempre alla ricerca di un senso nuovo e di una chiave di lettura inedita nel cortocircuito tra passato prossimo e presente”.
Il tutto rientra nel programma “”CultOra Festival – Ex labore to works“, una serie di incontri e di eventi che avranno nel lavoro il tema dominante.