1975. L’anno in cui uno sconfitto esercito statunitense abbandonava il Vietnam, ponendo fine ad una guerra che, come abbiamo visto, era stata al centro di proteste, manifestazioni e che era stato uno dei temi caldi del Sessantotto. L’anno in cui, in Italia, che affrontava, già da tempo, la violenza terrorista, il presidente di Confindustria Giovanni Agnelli e i sindacati confederati firmarono un accordo sul meccanismo della scala mobile che adeguava i salari all’inflazione. Fu anche l’anno in cui la legge 103/75 riformò l’assetto radiotelevisivo e il controllo della Rai passò dal governo al parlamento attraverso la Commissione di Vigilanza Rai. E fu legittimata la creazione di reti private via cavo a carattere locale.
In quell’anno, nel pieno di un periodo particolarmente caldo quale furono gli anni Settanta, i pugliesi tornarono al voto, per rinnovare il consiglio regionale. La prima legislatura della Regione Puglia, iniziata nel ’70, si concluse e, con essa, il mandato del primo presidente Gennaro Trisorio Liuzzi. Proprio Trisorio Liuzzi, in quell’anno, in piena campagna elettorale, intervenne a Bitonto in un incontro sul tema “Il diritto allo studio nella nuova articolazione democratica dello Stato e della scuola”. Ed essendo giunto al termine della prima legislatura della Regione Puglia, avvenuta, ricordiamo, cinque anni prima, Trisorio Liuzzi non potè, nel suo tour tra i paesi pugliesi, non fare un resoconto della sua esperienza come primo governatore: «Questi primi cinque anni sono stati positivi, perché hanno visto la costruzione di quella nuova dimensione politico-istituzionale capace di realizzare una democrazia veramente sostanziale, con la partecipazione effettiva di tutti i cittadini alle scelte elettorali».
«Per il Mezzogiorno, insieme ad un rilancio dell’agricoltura e a una incentivazione massiccia del turismo, si realizzi un nuovo tipo di sviluppo che, orientandosi verso un’industria tecnologica avanzata, permetta di essere presenti sui mercati dei Paesi in via di sviluppo, che, più degli altri, hanno bisogno di prodotti industriali altamente specializzati» aggiunse il primo presidente della Puglia, invitando anche i neoelettori diciottenni a votare per la Dc.
Ma, nel ’75, non ci furono solo le regionali. I cittadini della Provincia di Bari furono anche chiamati a rinnovare il consiglio provinciale, il cui mandato scadeva in coincidenza con quello del consiglio regionale. La data delle elezioni fu indicata per il 15 e il 16 giugno.
La campagna elettorale iniziò con alcune divergenze tra i gruppi giovanili democristiani e comunisti. Questi ultimi furono accusati, dai giovani cattolici, di aver strappato manifesti della Dc e di averli ricoperti con i loro, ferendo anche il vigile Vincenzo Saltarella, che li avrebbe invitati a non disturbare la quiete pubblica. Accuse riportate in un comunicato pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno in data 22 maggio.
Da parte dei cattolici, fu una consultazione, come abbiamo visto, caratterizzata dalla paura di perdere consensi a vantaggio dei comunisti e delle sinistre, dal momento che, a partire da quelle consultazioni, avrebbero votato anche i ragazzi tra i 18 e i 20 anni, prima esclusi, essendo la maggiore età solamente a partire dai 21 anni.
Ma non ci fu solamente la questione giovanile tra gli argomenti della campagna elettorale per le regionali e le provinciali ’75.
«La politica agricola svolta in questi anni non ha dato altro che miseri risultati ed ha alimentato solo illusioni in chi attendeva seri provvedimenti che risolvessero i problemi dell’agricoltura italiana e, in particolare, di quella meridionale. È proprio il nostro sud che ha avvertito il peso della frammentarietà degli interventi in agricoltura che, peraltro, hanno avuto un valore caritativo e pietistico» criticò il bitontino Vincenzo Fiore, all’epoca studente universitario, componente del direttivo provinciale del Psdi e candidato socialdemocratico alla Provincia, intervenendo insieme ad altri esponenti maggiormente noti del Psdi dell’epoca, tra cui Graziano Ciocia, segretario provinciale e candidato alla Regione.
«Gli agricoltori sono stanchi di questo andazzo, per cui si pone l’impellente necessità una strategia che comporti interventi di carattere strutturale, che diano vitalità ad un settore che si sta rivelando sempre più come il primario dell’economia italiana» concluse Fiore, aggiungendo la necessità, a suo dire, di coordinare tutta una serie di interventi interessanti per la difesa idraulica, la riforestazione, l’adeguamento delle infrastrutture e tanto altro.
Abbiamo già citato la visita di Trisorio Liuzzi, per promuovere la Dc. Oltre al governatore uscente furono ospiti il senatore Vito Rosa, che rappresentò, insieme al segretario della sezione bitontina, anche i produttori di olio bitontini in un’iniziativa tenutasi a Bari a giugno, la professoressa Carmen D’Abbicco Di Cagno, Renato Dell’Andro (intervenuto il 14 per inaugurare la mostra dell’artista Sergio Gadaleta).
Per il Psi, a Bitonto, intervennero Nino D’alena, Gaetano Scamarcio, già consigliere regionale uscente, Franco Passaro, Rino Formica, il professor De Gennaro, il senatore Tommaso Avezzano Comes.
Per il Pri Giovanni Giua e il segretario provinciale Gerolamo Pugliese, mentre per il Pli l’avvocato Calvario, l’avvocato Damascelli e il giornalista Antonio Cardone incontrarono i cittadini all’Hotel Nuovo, a quei tempi un importante luogo dove si organizzavano convegni e manifestazioni politiche.
Mario Giannini, Giuseppe Lisi, Giuseppe Vacca salirono sui palchi del Pci. Per il Msi, l’onorevole Michele Marchio, il professor Fabiano, il professor Bifaro e l’ingegner Mastrovito, Giuseppe Tatarella.
Per entrambe le consultazioni elettorali, a prendere il maggior numero di voti fu la Dc, che tuttavia subì una flessione. Seguita dal Pci che, considerando tutte le regioni in cui si votò, guadagnò molti voti rispetti alle precedenti elezioni, rafforzandosi e generando tra i comunisti, speranze per un sorpasso e, nei cattolici, già reduci dalla sconfitta al referendum dell’anno prima, forti preoccupazioni. Preoccupazioni, come vedremo nel prossimo appuntamento, soprattutto per l’anno successivo quando si ritornerà a votare per rinnovare le due camere del Parlamento.
7945 furono i voti della Dc presi a Bitonto alle regionali (834234 in tutta la Puglia), mentre i voti del Pci furono 7292 (607004 in totale). A seguire, il Psi (4316 a Bitonto e 252487 in Puglia), il Msi-Dn (2038 e 228875), il Pri (1005 e 48860), il Psdi (982 e 99949), il Pli (367 e 35708), il Pdup (126 e 16595).
Stessa cosa alle elezioni provinciali. 8842 furono i voti della Dc presi a Bitonto (262126 in tutta la Provincia), mentre i voti del Pci furono 6082 (227526 in Provincia di Bari). A seguire, il Psi (4418 a Bitonto e 104101 in Provincia), il Msi-Dn (1855 e 89966), il Psdi (1070 e 47446), il Pri (538 e 21842), il Pli (155 e 18890), il Pdup (143 e 5519).
Tra i bitontini, in consiglio provinciale, furono eletti Francesco Nacci per la Dc, e Girolamo Larovere per il Psi. Come presidente fu nominato Pietro Mezzapesa, rieletto nelle fila della Dc, che sostituì Giovanni Palumbo, in carica dal ’70. Ma il suo mandato non durò molto. Nel ’76, infatti, alle politiche, fu eletto al Senato della Repubblica e fu sostituito dal socialista Gianvito Mastroleo, nominato nell’ottobre di quell’anno dopo una lunga trattativa che portò alla prima presidenza socialista nella breve della Provincia di Bari. Una nomina permessa anche dal voto dei comunisti e dei repubblicani, per via di un accordo programmatico con i socialisti.
In Regione, invece, al primo presidente Gennaro Trisorio Liuzzi, succedette Nicola Rotolo, sempre della Democrazia Cristiana, che restò in carica, sempre con una giunta formata da Dc, Psi, Psdi e Pri, fino al dicembre del ’78, quando si dimise a seguito dei mutati equilibri seguiti alla scomparsa di Aldo Moro e terminò la sua attività politica. Gli succedette, completando il mandato quinquennale, Nicola Quarta, che sarà rieletto nell’80.