«Ricordo un boato fortissimi, indescrivibile e subito dopo l’esplosione. C’è stato un attimo di smarrimento, ma, ringraziando il Signore, tutti noi stiamo bene. Dopo mi sono accorto di avere la mano sanguinante, ma niente di grave, per fortuna».
È così che, alle telecamere del Tg1, il caporale maggiore dell’Esercito Italiano Roberto Caldarulo commenta la sua terribile esperienza di quegli attimi che hanno visto l’inferno calare sulla città libanese di Beirut. Un’esplosione di cui non è ancora del tutto chiara l’origine precisa, che ha spazzato via una parte della capitale del paese dei cedri, uccidendo tante persone non solo con l’onda d’urto della deflagrazione, ma anche con i gas tossici fuoriusciti da una nave ancorata nel porto da tanti, troppi anni. Edifici, auto, navi ancorate nel porto, persone, spazzate via in un attimo da un evento totalmente imprevisto e che ricorda i dolorosi anni che il Libano ha attraversato, tra guerre, stragi e attentati. Anni che non è ancora riuscito a lasciarsi del tutto alle spalle.
Una tragedia di cui i tanti video che circolano in rete ci mostrano tutti gli spaventosi dettagli.
Caldarulo, nell’esplosione, ha riportato una frattura alla mano, ma sta bene, assicura nel servizio, e vuole rassicurare tutti quelli che lo conoscono.
«Siamo stati veramente fortunati. Tante persone, purtroppo, no» ripete, con difficoltà a trovare le giuste parole, tradendo una forte emozione e non nascondendo tristezza per i tanti cittadini libanesi che hanno perso la vita: «Siamo stati fortunati».