L’ultima puntata era andata in scena a febbraio. Il lockdown era ancora lontano, ma nel Partito democratico scoppiava un altro terremoto perché Francesco Brandi gettava la spugna, lasciando la carica di segretario cittadino conquistata 11 mesi prima – marzo 2019 – e pure parole di fuoco verso quel partito, dove “la disponibilità al superamento di vecchi schemi settari era ben lungi dall’essere condivisa”. Ma in quella stessa circostanza, affermava anche che “non è un passo indietro, ma una rincorsa per farne due in avanti tutti insieme”.
E ha avuto ragione, infatti. Cinque mesi dopo, infatti, rieccolo tornare al suo posto. Il Pd, allora, ha deciso di ripartire riaffidandosi al recentissimo passato, e quindi, sempre a lui. Al professore Francesco Brandi, già Città democratica, che nel congresso di ieri, ha avuto la meglio su un’altra docente, Cecilia Petta.
Ed è quasi superfluo dire che il Brandi bis ricalca le stesse volontà e le stesse linee guida del mandato precedente. La prima parola d’ordine è rinnovamento, in quanto “occorre inventare – si legge nella sua mozione – forme e soluzioni nuove per partecipare con rinnovato slancio a una progettazione più equa, più giusta, più solidale della vita comune del nostro territorio”, e inevitabile perché “è troppo alta la posta in gioco di fronte a una Lega che fa bella mostra di sé in corso Vittorio Emanuele; è troppo alta la posta in gioco di fronte a un sindaco in scadenza che rischia di sacrificare la Bitonto 2022 sull’altare delle sue ambizioni politiche nazionali”.
Il rinnovamento deve andare di pari passo con un ripensamento del valore della rappresentanza (“i tesserati devono essere le nostre sentinelle sul territorio, i nostri luogotenenti nei quartieri, nelle piazze, nei condomini. Militanti e tesserati devono portare la politica del PD presso i suoi elettori storici, i suoi elettori occasionali”), il riannodare, e il riorganizzare.
“Settimanalmente – scrive il neo segretario – al circolo si deve tenere una riunione a temi amministrativi in cui l’assessore e i consiglieri, ciascuno secondo il proprio mandato, devono confrontarsi coi cittadini e tra di loro su quanto viene prodotto in Comune, interagendo col gruppo dirigente del partito, in modo da affinare il lavoro di squadra che è necessario fare per agire al meglio secondo un indirizzo comune. Si tratta di un lavoro molto difficile, ma fondamentale, che qualifica un partito rispetto ad altre formazioni autoreferenziali e personali.
A cadenza settimanale al circolo devono riunirsi i gruppi di lavoro per progettare la Bitonto del futuro, la Puglia del futuro, l’Italia del futuro, con incontri sistematici delle commissioni interne del partito sulle tematiche più sensibili”.
E c’è anche una stilettata, neppure tanto velata, a chi non darebbe il proprio contributo al sostentamento del Partito. “Le figure istituzionali e chiunque ricopra qualsiasi ruolo di nomina politica, anche di sottogoverno, devono contribuire al funzionamento del partito stesso in misura del 10 per cento almeno degli emolumenti derivanti dalla carica, pena il deferimento agli organi disciplinari. Ma oltre alle figure istituzionali ci sono tutti i tesserati secondo le possibilità di ciascuno, in trasparenza”.