Riceviamo e pubblichiamo la lettera, intrisa di amarezza, di un cittadino.
“Sono fuori di casa ormai da tanto. A 36 anni ormai, posso dire da quasi metà della mia vita.
Andato via per lavoro, di posti un po’ ne ho girati, di realtà ne ho viste e vissute, tornando poi più o meno spesso qui, per più o meno lunghi periodi di vacanza.
Ora mi ritrovo da un bel po’, dieci anni circa, a vivere in centro Italia, in quella regione appellata come Cuore Verde dello Stivale, che io spesso più o meno ironicamente, se non sarcasticamente, definisco come Sud del Centro.
I miei corregionali acquisiti, anche se non lo diranno mai, sono campanilisti eh. Tanto. Ed io lo divento più di loro, a costo di risultare antipatico, specie quando si parla di prodotti della Terra. Di olio, primo su tutti. Per poi passare al nostro territorio, che ho sempre definito un po’ bello e dannato, ma con potenzialità che loro si sognano, dal turismo all’economia. Fino, a volte, anche alla cordialità stessa della gente che incontri per strada.
Poi parti…guidi per sei ore.
E poi?
E poi ti ritrovi per qualche giorno a casa, per quella che ormai da un po’ sono passato a definire visita parenti e non più vacanza o ferie. Perché si, più si matura e più per vacanza si intende relax totale e mare ed anche la manciata di chilometri per raggiungere Santo Spirito o Giovinazzo, rende le mete raggiungibili ma lontane.
Ti ritrovi ad arrivare un sabato pomeriggio alle 17 circa, entrando a Bitonto dalla cd. Via di Giovinazzo, stacchi l’aria condizionata, abbassi il finestrino e ti sembra di aver sbagliato paese. Ti accoglie un olezzo strano, anziché il più familiare canto delle cicale abbarbicate sugli ulivi che costeggiano la strada.
E poi?
E poi ti ritrovi a dover fare i conti con il rebus: scarico la macchina o la metto in garage (fortuna che c’è) e la scarico dall’interno di casa?
E opti per la seconda, per non correre rischi inutili. Perché perdere i bagagli o la macchina stessa, è questione di attimi se Loro sono nel posto giusto al momento giusto.
E poi?
Sono le 17 di una domenica di luglio, calda ma ventilata. Necessiti di un bancomat. Proprio di quello della tua banca, che si trova vicino la cd. Posta Granne. Allora ci vai a piedi, ed approfitti per fare due passi.
E non hai preventivato che quei due passi non sono solo in avanti, ma anche ed anzi, più spesso a zigzag. Non hai preventivato di dover scansare attentamente feci di cani, la cui colpa è solo di avere padroni che anziché reggere il guinzaglio, dovrebbero esservi portati, in quel modo.
E non hai preventivato che oltre al solito solido, tocca scansare il liquido, in rigagnoli più o meno corposi e copiosi, che anche se ormai asciutti, al sole di luglio non esauriscono la forza odorosa. Ed anche in questo caso la colpa non è del cane incontinente, ma del proprietario, che nella migliore delle ipotesi, in mano è capace di reggere una birra e non una bottiglietta per diluire la deiezione del quadrupede screanzato.
E non hai preventivato che a luglio, le buste della spazzatura lasciate accanto ai bidoni, come anche i piatti di cibo lasciati alla mercè di cani e gatti, avventori randagi ci mettono poco ad andare in putrefazione e ad attirare quelle mosche che di lì poi passano sulle feci, sui rigagnoli e magari si posano per caso anche su un braccio o su una mano dell’ignaro passante, a metri di distanza da quel luogo.
Vabbè, tutti anticorpi.
Abbiamo sconfitto il Covid, che sarà mai una mosca che passa dalla merda alla mano. No?
E poi?
E poi se attraversi la strada, il must è di guardare a destra, a sinistra, dietro e pure in alto, sperando che lassù Qualcuno ti protegga e non sia la tua ora. L’ora di incrociare un centauro senza casco o un ciclista senza voglia di pedalare, che con la bici elettrica sotto il sedere si crede Aladino col tappeto.
Certa cittadinanza screanzata, PUÒ e DEVE essere invitata a recepire o essere sanzionata. Cosa buona e giusta. Ed è di chi detiene il potere amministrativo sul territorio, l’onere e onore di spendersi per questo.
E poi?
E poi quel che è giusto è giusto. Ora, dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, ci vuole.
All’amministrazione comunale, il cittadino può chiedere.
Deve chiedere.
Deve anche pretendere.
Anche a elezioni comunali lontane e regionali non ancora definite.
Deve pretendere che quei cassonetti dell’immondizia inservibili così come sono, o meglio decapitati dei coperchi, vengano sistemati come in un qualunque paese civile.
Deve pretendere che le strade, e non solo quelle principali, debbano essere oggetto di cura o quanto meno di una cd. lavata di faccia, degna del significato del termine.
Perché a luglio a portare via la polvere e lo sporco non ci devono pensare solo i temporali.
Deve pretendere una parvenza di controllo del territorio, anche da parte della Polizia Locale, che solo girando può far capire che qualcuno osserva.
Magari non fa, ma almeno, vede.
Devo dirlo: a spada tratta con quelli del Cuore verde d’Italia, lo faccio anche io il campanilista.
Tuttavia inizio a convincermi che qualche torto ce l’ho.
Questo è in breve un pensiero maturato in 45’ di tragitto A/R per recarmi a quel famoso bancomat citato a monte.
Se avessi utilizzato l’Home Banking forse sarebbe stato meglio…
“Non turista nel proprio paese, bensì non riconoscere più il proprio paese.
Peggio e ben diverso.”
Cit.