Le nostre campagne sono ingioiellate di meraviglie. Monumenti che ci ricordano, qui e là, la grandezza della storia di Bitonto. Dunque. Arrivando da Modugno, percorrendo la sp 231, sulla destra all’ingresso della città, si può ammirare la Torre Cipriano.
La struttura fu eretta nel 1575, come riportato alla fine di quell’iscrizione in latino, scolpita su quel che resta dell’antica lastra di pietra. Da quelle vecchie lettere si comprende anche che l’edificio fu costruito da un rappresentante della famiglia Cipriano per delimitare le vigne acquistate dal Convento delle Carmelitane.
E’ una delle tante torri rurali che si ergono nell’agro bitontino, realizzate per indicare la proprietà di un fondo o per scopi difensivi. Molte di esse non sono sopravvissute ai secoli.
Oggi, a 445 anni dalla sua costruzione, la struttura mostra tutti gli effetti dell’età. La parte superiore dell’iscrizione si è staccata, perdendosi irrimediabilmente. Le pareti presentano vistose crepe, tanto che, per evitarne il crollo, anni fa si decise di installare dei rinforzi in di metallo. Ma ormai anche essi hanno cominciato ad arrugginirsi. Per tutelare la stabilità, ma soprattutto l’incolumità delle persone, invece, si decise di impedire l’accesso murando tutte le entrate, sia la porta d’ingresso che le finestre.
Inoltre, la vegetazione spontanea ha trovato lo spazio, tra quegli antichi massi, per crescere, danneggiando ancor di più la struttura. Alcuni graffiti deturpano il bianco di quelle pareti. A completare il tutto, infine, la distesa di rifiuti abbandonati da barbari cittadini abituati a pensare alle nostre campagne come ad una immensa discarica. E proprio ieri, fra i cumuli di immondizia che la “adornano”, la solita mano ignota ha incendiato un vecchio divano che ha annerito ulteriormente di fumo una parete dell’immobile.
Non proprio un bel biglietto da visita per chi entra in città provenendo da Bari.