“Dai diamanti non nasce niente, dal letam nascono i fior” cantava qualche anno fa Fabrizio De Andrè nella canzone “Via del campo”.
Il cantautore genovese, ne siamo sicuri, se avesse avuto l’occasione di incidere quel brano nella nostra città, avrebbe aggiunto un altro verso: “dai ponti nascono i rifiuti”.
Perché da sette anni sulla strada provinciale 231, in direzione Terlizzi, c’è una storia che profuma tanto di vergogna e di presa per i fondelli per tutti coloro che aspettano da decenni e continuano ad attendere.
Un cantiere inaugurato nel 2013 – l’appalto, però, è stato previsto già nel 2011, c’era ancora la Provincia – e che doveva realizzare un ponte davvero strategico per tutte le imprese e le aziende della nostra zona artigianale, per snellire la viabilità all’interno del cento cittadino, per consentire ai numerosi agricoltori di raggiungere i propri terreni lì presenti senza fare giri tortuosissimi e su strade per lo più dissestate.
Come si sono sviluppati i fatti lo sappiamo bene. Si parte, come detto, nel 2011, dalla gara d’appalto vinta dall’associazione temporanea d’impresa composta dalla SACI Srl e Di Costanzo Segnaletica Srl. Due anni dopo, la SACI Srl vende un ramo d’azienda con relativa gara vinta, alla RGN Costruzioni Srl. La neoentrata azienda si rende subito conto che c’è un errore progettuale, subito fatto presente alla Provincia. Opera ferma, allora, e soltanto nel 2016 la Città metropolitana di Bari dà il via libera al nuovo progetto di variante. Nel frattempo accade, però, che la Di Costanzo Segnaletica Srl va in liquidazione, non ha interesse a regolarizzare il Documento unico di regolarità contributiva (Durc) nè tantomeno le attestazioni varie, e chiaramente rende ancora più grave la situazione. Che non si è ancora sbloccata.
Nel 2020, quindi, dopo numerose segnalazioni, denunce, articoli – sia su questo quotidiano che sul nostro fratello maggiore – di quell’opera pubblica abbiamo soltanto tre cose. Il cartello che spiega per filo e per segno cosa si vorrebbe realizzare. I cumuli del materiale utilizzato fin quando è stato possibile lavorare.
E poi rifiuti, una importante presenza di rifiuti. Come testimoniano le foto, infatti, nell’area del cantiere c’è davvero di tutto. Materassi abbandonati, finestre, mobili e tanto altro. Un luogo, in cui, per il momento, stanno dominando l’incuria e il degrado e l’inciviltà ha messo ko la civiltà.
Qualcuno ha definito questo famigerato ponte uno scandalo tutto italiano.
Non ha tutti i torti.
Lecito, a questo punto, domandarsi se quest’opera interessa ancora a qualcuno