Il caso che, in queste ore, sta tenendo banco, infiammando la vita cittadina è quello delle dimissioni della professoressa Rosa Calò, vicesindaco e assessore alle Politiche ambientali, Mobilità sostenibile, Sviluppo rurale, Personale e Beni culturali.
Al suo posto, è stata nominata la dottoressa Rosalba Camasta, in quota alla lista civica 70032, che avrà le seguenti deleghe: Politiche Giovanili, Porta Futuro, Orientamento al Lavoro e Cura degli animali residenti sul territorio.
Numerosi sono stati i pareri, espressi da autorevoli opinionisti e da improvvisati notisti, come impone la liquida democrazia del web (con la profezia di Umberto Eco in agguato). Gran parte della cittadinanza si è indignata. In tanti (quorum nos, perché è incontestabile) hanno lodato la competenza, il garbo, il rispetto e la pazienza- dote forse più importante di tutte, quando si amministra- che hanno sempre contraddistinto l’operato della docente.
Ecco, allora, la lettera con la quale Calò ha dato il suo addio alla Giunta, ripercorrendo gli 8 anni di impegno a Palazzo Gentile.
Prima di leggerla, resta solo da fare qualche piccolo appunto: a norma di legge, come non v’è alcuna Carta di Pisa che regga – nonostante il caustico e lungimirante vignettista Pierfrancesco Uva l’abbia immaginata fatta di rotoli di carta igienica – se non è certificato alcun legame fra “neoassunta” e consigliere, un assessore non deve essere necessariamente espressione di un partito presente in consiglio comunale, ma è a nomina fiduciaria del primo cittadino.
La perenne campagna elettorale in cui viviamo non può ridurre tutto ad un soppesare voti altrui su galenico bilancino. Oppure un mesto mercatino di cianciafruscole. La politica non è solo un misero “do ut des“.
È ancora possibile tenere in piedi la maiuscola in capo a questa parola che pure fu sacra?
Nelle segrete stanze del potere, cambi, passaggi, salti, scorni, fiducia, sfiducia, vendette, promesse, delusioni, inganni: e sicuramente abbiamo dimenticato qualcosa.
E, in tutte queste macerie morali, c’è sempre da considerare che ci sarebbe una città che non se la passa benissimo, in questo momento.
Insomma, crediamo che sia necessario un freno etico a questo rutilante precipitare verso non si sa bene cosa…
Il testo dell’epistola, dunque.
“Caro Sindaco, con la presente ti comunico la decisione di rimettere nelle tue mani l’incarico di vicesindaco e delle deleghe assessori, affidatemi con Decreti n. 45 del 25/07/2017, n.8 dell’11/05/2018 e n. 17 del 23/07/2018.
Ripercorro in sintesi il cammino politico che ha portato a questa soluzione.
Suffragata con 728 voti sono stata eletta nel giugno 2017 nella lista di Città Democratica, associazione politico — culturale che ha sostenuto, tra le altre, la tua elezione a Sindaco nelle amministrative del 2012 e del 2017. Nel corso di questi ultimi tre anni di amministrazione il quadro politico cittadino è mutato a seguito di cambiamenti di posizione nei gruppi partecipanti alla competizione elettorale, determinando in tal modo scomposizioni e ricomposizioni tali da variare il profilo della compagine di maggioranza.
In particolare è cessata l’attività di Città Democratica, con il passaggio del suo rappresentante eletto in Consiglio Comunale nei ranghi del Partito Democratico, i cui consiglieri erano intanto passati dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza; come pure di rilievo è stata la confluenza, nel nuovo partito politico di Italia in Comune, di consiglieri esponenti di alcune liste civiche della iniziale coalizione.
Queste dinamiche hanno comportato la revisione del quadro delle rappresentanze sia in Consiglio Comunale che in Giunta. Proprio sulla dimensione della rappresentanza politica si pone il problema della mia permanenza in Giunta: non avendo più in Città Democratica il gruppo di riferimento, né un Consigliere rappresentante nell’Assemblea cittadina e non avendo io maturato fin qui alcuna scelta di adesione ad altro gruppo politico sia per convinzioni personali che per opportunità politiche, ritengo non sussistano più le condizioni della mia presenza in Giunta.
Le regole del “gioco democratico” sono queste e io le accetto.
Non posso tuttavia a margine soffermarmí su qualche aspetto, la cui riflessione ti affido, in quanto primo cittadino ed espressione di una coalizione di gruppi politici di sostegno e poi responsabile di un partito di nuova formazione a vocazione nazionale.
Evidentemente parto dalla situazione politica locale ma guardo al contesto più ampio: mi riferisco al rapporto tra la rappresentanza formale e quella sostanziale, alla qualità della rappresentanza, ai profili di chi la interpreta; mi riferisco alla questione se essa vada in via esclusiva legata ai numeri per garantire una dignitosa vita democratica; e, ancora, se i gruppi politici, riconosciuti dalla Costituzione canali fondamentali di intermediazione tra i cittadini e il governo, siano realmente capaci di assolvere a tale compito oppure siano gruppi di pochissimi soggetti, autoreferenziali, in molti casi attivi in funzione di un leader, spesso portati a difendere ristretti interessi di parte.
Sono questioni non nuove, di grande attualità politica, che sintetizzano le difficoltà che si registrano nella pratica politica e impongono una riflessione seria e profonda e un confronto di ampio respiro. Per il bene e la crescita civile e democratica delle nostre comunità.
Sono questioni che, se in qualche modo affrontate, potrebbero ridurre lo scarto tra i cittadini e chi è investito della loro rappresentanza. Ridurrebbero di molto il rischio del populismo che avanza, favorendo maggiore consapevolezza.
Certo, sembrano questi aspetti un po’ teorici e lontani dalla concreta realtà amministrativa, penso tuttavia che alla concretezza delle azioni amministrative qualche slancio ideale in più e “fuori schema” farebbe bene.
Armonizzare bisogni, linee programmatiche, norme, risorse economiche e finanziarie, macchina amministrativa non è semplice. Richiede capacità di analisi e sintesi, studio, di relazione e interazione, di ascolto e concretezza di soluzioni. In sostanza un esercizio sistematico di assunzione di responsabilità. Su questo mi sono spesa negli incarichi che mi hai affidato facendo del mio meglio.
E’ stato un impegno forte e qualificante per la mia vita. Insieme abbiamo lavorato molto. Si dovrà lavorare ancora tanto. Bitonto è un cantiere aperto. C’è enorme spazio perché tutti possano portare il loro contributo. Basta solo allungare lo sguardo oltre il proprio naso.
Lascio il testimone e lo spazio a nuovi protagonisti e nuove energie pronte a mettersi in gioco per il futuro della nostra Città, che esige attenzione, dedizione, disinteresse per il proprio “particulare“. Esige coraggio e molto lavoro.
Ti ringrazio, Michele, per la fiducia e la stima fin qui assicuratami. Ti riconosco intelligenza politica ma anche qualche “ingenua spregiudicatezza”. E lo dico con affetto.
Ti auguro di raccogliere in questi due ultimi anni di mandato i visibili risultati della azione amministrativa per cui ti sei speso senza riserve.
Ringrazio tutti i colleghi assessori con i quali ho percorso il pezzo di strada vivendo insieme confronto, speranze, preoccupazioni, visioni, attese.
Ringrazio pure quanti mi hanno tirato dentro quest’avventura bella e faticosa. Ringrazio i cittadini tutti, quando hanno voluto affidare a me i loro problemi e richieste. Non sempre ho potuto dare le risposte desiderate e attese ma non ho mai fatto promesse che non potessero essere mantenute.
Ringrazio i Responsabili di Servizio e tutti i dipendenti comunali, dai quali ho compreso la complessità e la problematicità delle dinamiche della Pubblica Amministrazione.
Ringrazio il Segretario comunale Dott. Salvatore Bonasia per il sicuro e competente accompagnamento nella pratica amministrativa.
A tutti e tutte un buon lavoro!”.