DI FRANCESCO RUTIGLIANO
Spesso si sente parlare del fatto che i giovani non hanno valori in cui credere, della loro progressiva perdita di punti di riferimento fondamentali. Le istituzioni politiche, la famiglia, i media e la societá in generale stanno perdendo quel ruolo di guida che dovrebbe aiutare i giovani a diventare adulti, cittadini attivi e responsabili all’interno della propria realtá. All’interno di questo contesto il ruolo dell’educazione civica é fondamentale, in quanto insegnamento volto alla formazione dei futuri cittadini. In questo contesto assume estrema importanza consentire agli studenti uno sviluppo culturale, valoriale e una più approfondita consapevolezza critica sui temi della cittadinanza. Il percorso dell’educazione civica in Italia ha dimostrato che questo insegnamento é sempre rimasto un’appendice delle restanti materie scolastiche. L’educazione civica é stata definita la “materia cenerentola” della scuola italiana. Questo nonostante le istituzioni a livello internazionale si sono impegnate da anni nella promozione dell’educazione alla cittadinanza, ritenuta indispensabile per la partecipazione attiva dei futuri cittadini. Ad oggi, non esiste una specifica epistemologia della disciplina “educazione civica”, che, nella tradizione degli ultimi sessant’anni (a partire dal DPR 285/1958 e successivamente dalla Legge n. 53/2003 e Legge n. 169/2008), è passata come insegnamento trasversale e non come “autonoma disciplina” e non esistono sperimentazioni di scuole che abbiano promosso l’educazione civica come materia a sé stante. I temi di cittadinanza sono stati, invece, finora, normati in Italia con dispositivi generalisti e con riferimento a contenuti trasversali ad alcune discipline (italiano, storia, geografia, diritto, economia). Una vera prima introduzione della materia nella scuola venne fatta con la Legge 169/2008, ricordata come Riforma Gelmini, con cui venne fatto confluire obiettivi e conoscenze dell’educazione nel nuovo insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, con l’obiettivo di costruire più ampie competenze di cittadinanza, rispetto agli obiettivi del tradizionale insegnamento di educazione civica. Insomma, si voleva far maturare competenze e comportamenti di cittadinanza attiva ispirati ai valori della responsabilità, legalità, partecipazione e solidarietà.
La Legge 20 agosto 2019, n. 92 ha previsto, a decorrere dal 1° settembre dell’anno scolastico successivo alla data della sua entrata in vigore (5 settembre 2019) – dunque, dall’anno scolastico 2020/2021 – l’introduzione dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, per un numero di ore annue non inferiore a 33 (corrispondente a 1 ora a settimana), da svolgersi nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti, e l’avvio di iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile nella scuola dell’infanzia. L’insegnamento sostituisce quello di Cittadinanza e Costituzione, introdotto dal D.L. 137/2008 (L. 169/2008: art. 1). Da ultimo, il D.L. 126/2019 (L. 159/2019: art. 7) ha precisato che l’introduzione di tale insegnamento non determina un incremento della dotazione organica complessiva né l’adeguamento dell’organico dell’autonomia alle situazioni di fatto oltre i limiti del contingente previsto dalla L. 107/2015.
Con la legge n.92/2019 il legislatore ha voluto fissare il principio secondo cui “L’educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri. L’educazione civica sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona”.
Pertanto, dal prossimo anno scolastico l’educazione civica sarà di nuovo in classe, sia nella primaria che nella secondaria. Il nuovo insegnamento richiederà la pianificazione del relativo monte ore e l’individuazione degli insegnanti. In base alla Legge 92/2019 dal 1° settembre 2020 nelle scuole di ogni ordine e grado, l’educazione civica verrà insegnata senza l’aggiunta di ore di insegnamento e reclutamento di nuovi insegnanti con competenze specifiche. Ogni istituzione scolastica dovrà prevedere per almeno 33 ore di insegnamento di educazione civica, non aggiuntive ma attraverso una curvatura degli insegnamenti proposti nella propria offerta formativa. Mentre per la scuola dell’infanzia è previsto che siano proposte iniziative di sensibilizzazione al tema della cittadinanza responsabile. Per raggiungere il predetto orario gli istituti scolastici possono avvalersi della quota di autonomia demandata alle scuole stesse. Sul punto le Linee guida del Ministero, laddove parla del quadro normativo, stabilisce che “non si tratta …di un contenitore rigido, ma di una indicazione funzionale ad un più agevole raccordo fra le discipline che devono concorrere a comporre il curriculo di educazione civica. Ogni disciplina è, di per sé, parte integrante della formazione civica e sociale di ciascun alunno”.
Per le scuole del primo ciclo la disciplina prevede l’insegnamento “trasversale” della materia in questione, affidato, in contitolarità, a docenti sulla base del curricolo. Alle istituzioni scolastiche è lasciata libertà di impiegare le risorse dell’organico in autonomia. Nelle scuole del secondo ciclo l’insegnamento sarà affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, sempreché disponibili nell’ambito dell’organico dell’autonomia. Per ogni classe dovrà essere individuato, tra i docenti a quali è affidato l’insegnamento della nuova materia, un docente con funzioni di coordinamento. Ovviamente, l’inserimento dell’educazione civica comporterà la necessità di modificare il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa).
Sulle Linee guida, allegate al Decreto del Ministro dell’Istruzione n. 35 del 22/06/2020, vi è stato il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) che ha espresso due importanti proposte pregiudiziali: un sostegno finanziario per l’insegnamento e l’avvio graduale e sperimentale con ripensamento della sua valutazione. Così il CSPI: “…condivide la scelta di dare centralità e organicità all’insegnamento dell’educazione civica. Da tale enunciata centralità dovrebbero discendere consequenziali scelte di politiche di investimento; mentre assistiamo ancora una volta, a interventi sull’esistente e a costo zero”. Lo stesso CSPI ritiene “opportuna la gradualità temporale introdotta che vede la determinazione dei traguardi di competenza e degli obiettivi specifici di apprendimento di tutti i gradi e tipologie di scuola, ma rileva la necessità di estendere di un anno la sperimentazione, considerato che le scuole saranno comunque tenute ad avviare per legge la programmazione del curriculo di Educazione Civica a partire dall’a.s. 2020/2021, anno che si preannuncia estremamente complesso per i Collegi dei Docenti, chiamati innanzitutto a riprogettare le attività. Ne consegue pertanto che il monitoraggio previsto dall’art. 4, comma 2, del decreto sia meglio definito e traslato agli aa.ss. 2021/22 e 2022/23, auspicando un contributo più attivo delle scuole alla stesura definitiva delle Linee Guida”.
In base all’art. 3 della Legge 92/2019, rubricata come “Sviluppo delle competenze e obiettivi di apprendimento”, le Linee guida dovranno definire per l’insegnamento dell’educazione civica specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, nonchè per i licei e le linee guida per gli istituti tecnici e professionali vigenti, assumendo a riferimento le tematiche della Costituzione, le istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali, la storia della bandiera e dell’inno nazionale, l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015, l’educazione alla cittadinanza digitale, gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro, l’educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile e la tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari, l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie, l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni, la formazione di base in materia di protezione civile. Inoltre, il comma 2 dell’art. 3 stabilisce che “nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica sono altresi’ promosse l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva. Tutte le azioni sono finalizzate ad alimentare e rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura”.
Ma, in realtà, le Linee guida disciplinano profili afferenti all’insegnamento dell’educazione civica e non delinea, se non apoditticamente, tali traguardi. Traguardi che, peraltro, sono affidati all’autonomia di sperimentazione delle scuole negli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022. Occorre evidenziare, inoltre, con riguardo ai nuclei tematici dell’insegnamento, che le Linee guida stabiliscono che gli stessi siano “…già impliciti negli epistemi delle discipline…”. Secondo il Ministero dell’Istruzione, a titolo esemplificativo, “l’educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari e la stessa Agenza 2030” cui fa riferimento l’art. 3 della Legge 92/2019, “trovano una naturale interconnessione con le Scienze naturali e con la Geografia”. Insomma, “si tratta di far emergere elementi latenti negli attuali ordinamenti didattici e di rendere consapevole la loro interconnessione”. Le stesse Linee guida prevedono tre nuclei concettuali a cui possono essere ricondotte tutte le diverse tematiche: la Costituzione, intesa come diritto nazionale e internazionale, come legalità e solidarietà; lo Sviluppo sostenibile, inteso come educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio; la Cittadinanza digitale. Nell’ambito della Costituzione il primo aspetto da trattare dovrà essere la conoscenza, la riflessione sui significati, la pratica quotidiana del dettato costituzionale. Collegati alla Costituzione le Linee guida faranno rientrare anche i temi relativi alla conoscenza dell’ordinamento della Repubblica (dallo Stato, alle Regioni, agli Enti territoriali, alle Autonomie Locali e alle Organizzazioni internazionali e sovrannazionali quali l’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Anche i concetti di legalità, rispetto delle leggi e delle regole comuni in tutti gli ambienti comuni di convivenza, così come la conoscenza dell’Inno e della Bandiera nazionale, rientreranno in questo nucleo concettuale della Costituzione. Mentre nel secondo nucleo concettuale dello “sviluppo sostenibile” le Linee guida prevedono degli obiettivi che non riguarderanno “solo la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la costruzione di ambienti di vita, di città, la scelta di modi di vivere inclusivi e rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, primi fra tutti la salute, il benessere psico-fisico, la sicurezza alimentare, l’uguaglianza tra soggetti, il lavoro, un’istruzione di qualità, la tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità”. Proprio sull’ambiente il D.L. 111/2019 (L. 141/2019: art. 1-ter) ha istituito un fondo denominato “Programma #iosonoAmbiente”, con una dotazione di € 2 mln per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, destinato a finanziare progetti, iniziative, programmi e campagne, comprese le attività di volontariato degli studenti, finalizzati alla diffusione dei valori della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, nonché alla promozione di percorsi di conoscenza e tutela ambientale. Per quanto riguarda la “Cittadinanza digitale”, di cui all’articolo 5 della legge 92/2019, secondo le Linee guida la stessa Cittadinanza deve intendersi come “capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali”, capacità che sarà sviluppata “a scuola con studenti già immersi nel web”. Sul punto, il Ministero intende consentire agli studenti “l’acquisizione di informazioni e competenze utili a migliorare questo nuovo e così radicato modo di stare nel mondo”, e “dall’altra mettere i giovani al corrente dei rischi e le insidie che l’ambiente digitale comporta…”. La Legge di bilancio 2020 (L. 160/2019: art. 1, co. 389-392) ha previsto che dal 2020, alle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado che acquistano uno più abbonamenti a periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale, è attribuito un contributo fino al 90% della spesa. Inoltre, sempre dal 2020, alle scuole secondarie di primo grado statali e paritarie che adottano, nell’ambito del piano triennale per l’offerta formativa (PTOF), programmi per la promozione della lettura critica e per l’educazione ai contenuti informativi, è attribuito un contributo fino al 90% della spesa per l’acquisto di uno o più abbonamenti a quotidiani, periodici e riviste scientifiche e di settore, anche in formato digitale.
“Affrontare l’educazione alla cittadinanza digitale – così riportato nelle Linee guida – non può che essere un impegno professionale che coinvolge tutti i docenti contitolari della classe e del Consiglio di classe”. Sull’educazione alla Cittadinanza digitale, rispetto all’art. 5 della legge 92/2019, le Linee guida sembrano aver tralasciato l’istituzione della Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale, in coordinamento con il Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del Cyber bullismo, previsto dalla legge 71/2017, art. 3.
Sulle aree tematiche dell’insegnamento l’art. 4 della Legge 92 stabilisce che “a fondamento dell’insegnamento dell’educazione civica è posta la conoscenza della Costituzione italiana. Gli alunni devono essere introdotti alla conoscenza dei contenuti della Carta costituzionale sia nella scuola dell’infanzia e del primo ciclo, sia in quella del secondo ciclo, per sviluppare competenze ispirate ai valori della responsabilità, della legalità, della partecipazione e della solidarietà. In tale articolo la legge, oltre a specificare che “la conoscenza della Costituzione italiana rientra tra le competenze di cittadinanza che tutti gli studenti, di ogni percorso di istruzione e formazione, devono conseguire”, stabilisce anche l’adozione di “iniziative per lo studio degli statuti delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale”, al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale disciplinato dalla Carta costituzionale”.
Appare del tutto evidente che la legge 92/2019 e le Linee guida ministeriali trasferiscono alle scuole e ai docenti la complessa attuazione dell’insegnamento dell’Educazione civica che prevede un minimo di 33 ore ricavate dal monte ore, recuperate cioè dalle altre discipline, con la valutazione intermedia e finale e l’individuazione di un coordinatore per ogni classe. Contrariamente a quanto sostenuto dalla legge, per dare attuazione alla stessa legge, occorre aumentare l’organico e l’investimento di nuove risorse in cui dovranno essere previste finanziamenti per un piano di formazione per quei docenti che saranno coinvolti in questo nuovo insegnamento. Le ore sono poche per affrontare tutte le aree tematiche indicate nella Legge. Ed anche ove fosse presente l’insegnante di diritto lo stesso non potrebbe gestire la complessità dei richiami tematici della Legge. È necessaria una puntuale identificazione della grammatica dei contenuti e degli elementi di integrazione disciplinare, nonchè una progettazione che coinvolga tutte le discipline. La progettazione deve coprire tutte le aree rispettando anche le specificità di ogni istituto e il PTOF. Non è più funzionale la distinzione tra l’attività curricolare e «i progetti». La formazione dei docenti va fatta anche sui contenuti. La valutazione andrebbe affrontata facendo riferimento alle competenze trasversali e con strumenti adeguati. Ed in tutto questo c’è anche il fatto che dall’insegnamento della nuova materia “… non devono derivare incrementi o modifiche dell’organico del personale scolastico, ne’ ore d’insegnamento eccedenti rispetto all’orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti”. Come del resto – specifica l’art. 2 – “per lo svolgimento dei compiti di coordinamento di cui al comma 5 non sono dovuti compensi, indennità, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati, salvo che la contrattazione d’istituto stabilisca diversamente con oneri a carico del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa”.
Insomma, sussiste il rischio che le scuole debbano porre in essere frettolosamente una serie di adempimenti propedeutici all’avvio della sperimentazione, così aumentando le possibilità di esposizione al contenzioso (si pensi, in particolare, alla necessità di definire tempestivamente rubriche valutative e di individuare i docenti coinvolti nell’insegnamento dell’educazione civica).