(di Donato Rossiello, Nico Fano)
A tutti sarà capitato, prima o poi, di imbattersi nei soliti discorsi sulle “mezze stagioni che non esistono più”, sul “si stava meglio quando si stava peggio”, sui “giovani di oggi”, sul “che ci azzecca l’ananas sulla pizza”, etc… Si potrebbe dibattere a lungo per sfatare o confutare quelle tesi. In questo articolo ci occuperemo di un tema altrettanto ricorrente nel parlare quotidiano, ovvero “il futuro” quasi sempre visto in un’ottica pessimistica, disillusa o apocalittica.
Tralasciando ambiti non di nostra pertinenza, sebbene di sicuro interesse, vogliamo sottolineare la capacità del singolo individuo di poter muovere quei passi in ambito finanziario che contribuiscano a tracciare un sentiero quanto più stabile, solido e proficuo per gli anni a venire. “La Borsa o la vita” cerca, nel suo piccolo, di infondere uno spirito propositivo e proattivo nel lettore/risparmiatore attraverso dei piccoli suggerimenti, stimolando curiosità e un briciolo di ottimismo pragmatico.
È possibile esser fiduciosi nel nostro futuro economico? Possiamo far qualcosa per aiutarci a migliorarlo? La risposta è assolutamente affermativa. Cercando di non risultare una tediosa pappardella teorica, abbiamo deciso di proporvi un esempio concreto che possa fornirvi alcuni consigli pratici, immediati, a riguardo. E come se a parlarvi ci fosse un vecchio amico al bar sotto casa o un’amica dall’estetista di fiducia!
Vi riportiamo fatti ed esperienze personali volte al domani di chi scrive, in sintetici passaggi.
Primo passo: intorno ai 25 anni ho ritenuto opportuno iniziare un piano di accumulo con un versamento di 200 euro mensili per 30 anni (quindi da rivalutare in base al tasso d’inflazione del 2041). Come ribadito più volte, la scelta del lungo periodo premia sempre. Facendo un rapido calcolo, significa che saranno versati 72.000 euro (senza la rivalutazione). In questo trentennio, mantenendoci volutamente cauti, tale cifra sarà quantomeno raddoppiata nei nostri conti, arrivando a circa 150.000 euro nel 2041. E, ormai 55enne, non dovrò versare più nulla. Ma non finisce qui…
Nel 2041 quei 150.000 euro saranno poi decumulati mensilmente dal già citato piano d’accumulo (ormai terminato) ad un fondo pensionistico fino a quando non avverrà il mio ritiro dal lavoro; ipotizzandolo a 77 anni, significa permettere altri 12 anni di rendimenti ed ingrossare ancora quei 150.000 euro. Sì, senza esagerare, supererebbero quota 200.000 euro il giorno esatto in cui andrò in pensione – la quale, non dimentichiamolo, sarà aggiunta a quanto sin qui ottenuto.
Secondo passo: per prevenire spiacevoli imprevisti ho anche attivato una polizza assicurativa a copertura totale in caso di invalidità, infortunio e qualsiasi altro rischio grave come la non autosufficienza fisica, mentale ed economica, versando 100 euro mensili.
In definitiva, ne trarrete una rapida guida per permettervi una buona volta di zittire con l’azione quegli incrollabili menagrami che, quando si parla di futuro, non fanno altro che “tirarvela” e sospirare!