È trascorsa una settimana da quando è partita la sperimentazione dell’app Immuni nelle regioni di Puglia, Marche, Abruzzo e Liguria ed è seguita, dallo scorso lunedì, l’estensione della possibilità di scaricarla su tutta Italia.
Sono circa 2 milioni e 200 mila gli italiani che hanno scaricato in questa fase di sperimentazione l’app Immuni che è stata creata da Bending Spoons, software house milanese, ed è nata in collaborazione tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro della Salute, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Regioni, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e le società pubbliche Sogei e PagoPa.
Il sistema è basato sulla tecnologia Bluetooth Low Energy, tecnologia creata proprio in termini di risparmio energetico, e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS. L’app non raccoglie e non è in grado di ottenere alcun dato identificativo dell’utente, come precisato sul sito ufficiale dell’app immuni.italia.it.
Lo scopo dell’app è quello di offrire un contributo a combattere il Coronavirus, ma non tutti ripongono in essa molta fiducia. Date le basse aspettative registrate tramite i commenti sui social e le dichiarazioni rilasciate in varie interviste, il Da Bitonto in collaborazione con Radio Doppio Zero ha aperto il primo giugno, data in cui è stata caricata l’app negli store di Google ed Apple, un sondaggio con il fine di raccogliere opinioni, dubbi ed eventuali criticità.
Buoni i riscontri del sondaggio trasmesso tramite le pagine Facebook della Radio e del Da Bitonto, Whatsapp, Messanger, Twitter, Linkedin, Instagram. Hanno risposto 186 intervistati: 120 della provincia di Bari (64,5%), 29 di un’altra Regione diversa dalla Puglia (15,6%), 20 della provincia di Bat (10,8%), 10 della provincia di Foggia (5,4%), 3 della provincia di Brindisi (1,6%), 2 sia della provincia di Taranto (1,1%) che di Lecce (1,1%).
Vario il target d’età del campione preso in analisi (nel servizio per Radio Doppio Zero, un quadro completo dei dati riscontrati https://www.radio00.it/video/app-immuni-primi-dati-dalla-puglia.htm). Ciò è importante perché non tutti potrebbero avere lo stesso approccio e idea con e su di essa. Di fatti, tra le risposte in merito alle criticità dell’app o alla motivazione della non intenzione di scaricarla vi sono proprio la mancata comprensione del suo funzionamento e la curiosità di scoprirla per poi cancellarla perché tutti ne parlano pressoché male.
Ad oggi, secondo i dati raccolti dal sondaggio, prevalgono coloro che non hanno ancora scaricato l’app Immuni cioè il 48,9% rispetto al 32,8% che lo ha già fatto e al 18,3% che non ha proprio intenzione di farlo. Quest’ultima percentuale è bassa, per cui si spera che quella prevalente possa trasformarsi da intenzione in azione, per lo meno per provare a dare un contributo alla mission per cui l’app è stata pensata, che si riveli poi realmente utile o meno. Sta di fatto che in Liguria è servita per individuare alcuni casi di contagio di Coronavirus, ad esempio (https://bit.ly/3d3n5ez ).
Se il messaggio di coloro che hanno scaricato l’app o hanno intenzione di farla è un appello al senso di corresponsabilità, dall’altro fronte è emersa principalmente il motivare la sua scarsa utilità per la non corrispondenza con il numero dei tamponi disponibili, la capacità di generare panico e soprattutto la paura che venga violata la propria privacy.
Nonostante l’app non tracci alcun dato identificativo dell’utente che la scarica e rigenera codici temporanei ogni ora, gli stessi che possono essere comunicati all’emittente sanitario in caso di possibile contagio, prevale la paura di non essere tutelati ed è emersa nel sondaggio a maggior ragione del piccolissimo distacco tra chi ha espresso la sua valutazione sulla privacy da 1 (per nulla) a 5 (moltissimo) su scala Likert: 42 (23,9%) hanno votato 5, 35 (19,9%) invece hanno optato per 1.
Tra le criticità dell’app Immuni che non permette a tutti di scaricarla e quindi di raggiungere l’obiettivo, vi è la non compatibilità con tutti gli smartphone e questo è un punto su cui i suoi sviluppatori dovrebbero soffermarsi per renderla più accessibile e migliorarla come hanno già fatto estendendola ai Huawei-Honor che poggiano su Google (https://bit.ly/2N23MYE) e modificando la grafica iniziale definita da alcuni sessista (https://bit.ly/37AGq5S).