Nei giorni scorsi i Carabinieri hanno disarticolato una importante organizzazione criminale (leggi qui: https://bit.ly/2BbQcPC) che aveva una fiorente attività di spaccio nel quartiere Carrassi e Poggiofranco di Bari, con ramificazioni anche a Bitonto. L’attività di indagine si è sviluppata attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, con diversi sequestri di sostanza e numerose informazioni fornite da diversi collaboratori di giustizia.
L’attività, cominciata nel 2017 e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha evidenziato come i fratelli Maurizio e Giorgio Larizzi, avvalendosi di un numero cospicuo di pusher, erano in grado di smerciare ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti disponendo di canali di approvvigionamento in grado di assicurare la quotidiana disponibilità di droghe di differenti tipologie. Tra queste cocaina, marijuana e l’“Amnesia”, nuova sostanza stupefacente sequestrata, proveniente da Napoli, che nell’occasione specifica era composta da marijuana tagliata con metadone ed eroina. La sostanza stupefacente riusciva ad arrivare anche da Amsterdam, attraverso un’azienda attiva nel trasporto merci. La droga era destinata soprattutto ad approvvigionare le piazze di spaccio dei quartieri di Bari, tra cui Murat e San Paolo, ma anche, appunto, la piazza di Bitonto.
È un collaboratore di giustizia che aggiunge come “Maurizio (Larizzi) era affiliato a Tonino Capriati che lavora all’ingrosso, avendo fornito a Bitonto in molte occasioni il materiale”. E aggiunge: “Lui era uno dei nostri fornitori”, precisando che “aveva l’erba buona”.
Al vertice del sodalizio, infatti, c’era proprio il 37enne Maurizio Larizzi che “con indiscussa autonomia decisionale – si legge nell’ordinanza del Gip, Francesco Agnino – dirigeva e promuoveva l’associazione tendo i contatti dei suoi principali collaboratori, con i fornitori internazionali dello stupefacente”. Il 31enne Giorgio (detto “Go-go”) aveva posizione altrettanto apicale e subordinata alla sola figura del fratello Maurizio e si “occupava della gestione contabile, del recupero crediti derivanti dalle illecite attività di smercio al dettaglio di sostanze stupefacenti, perpetrata dai vari pusher del sodalizio”.
Alle strette dipendenze di “Go-go” c’era il 24enne Federico Tamma che “si occupava del confezionamento della sostanza, destinata ad approvvigionare i vari pusher del sodalizio”. Tra i pusher c’erano anche diversi ragazzi minorenni, ma il braccio destro di Tamma era proprio un 23enne di Bitonto.
Varie volte gli indagati avevano contatti telefonici per lo smercio di stupefacenti, ma c’era un “palpabile timore di essere captati e scoperti”. Per questo il bitontino coinvolto nell’indagine suggerisce al suo “superiore” Tamma la necessità di procurarsi “nuove schede telefoniche Lycamobile, per parlare senza rischio al costo di 25 euro ciascuna” aggiungendo che “le stesse sono intestate a soggetti fittizi”. Altro metodo usato era anche Instagram (“Ogni 50 euro che faccio ti scrivo ‘ok”).
Il bitontino comincia ad allertare Tamma del fatto che alcuni clienti si lamentano della droga che si presenta “collosa e bagnata, che non si riesce nemmeno a tritare a differenza dell’altra che si sbriciolava, profumava e si poteva anche fumare”. Nonostante tutto, però, i due riescono a lavorare talmente bene che “mezzo chilo di droga durava solo tre giorni”. Era, poi, a Giorgio Larizzi che avveniva la consegna dei soldi presi da Bitonto: in un episodio “dopo la cessione di cocaina realizzata calcolano che 20 grammi di cocaina appena trasportati, avevano fruttato un corrispettivo in denaro di 900 euro. Il costo di ogni grammo, dunque, era di 45 euro”.
In questa situazione i due cercano di creare margini di guadagno dalla sola piazza di Bitonto. Circostanza che, tuttavia, non doveva essere portata a conoscenza dei Larizzi “Altrimenti succede il casino”.
La nostra città, insomma, si conferma al centro degli interessi baresi dello spaccio con una particolare attenzione alla droga a disposizione dei tossico-dispendenti h24.