DI SALVATORE TASSARI
Come un martello, che con una frequenza inaudita ribatte nella testa, non riesco a mandar giù una frase, letta qualche giorno fa sulla stampa locale: “«Se proprio non vi va di fare un passo anche voi verso le Istituzioni politiche di questo Paese non potete certo chiedere loro di farsi trascinare da voi nella notte dell’ambiguità opportunistica» – si parlava di una dichiarazione del consigliere Veronica Visotti a margine della vicenda della Romano, la ragazza milanese, oggi per tutti Aisha, liberata dalla sua prigionia somala. E della quale mi interessa solo il fatto che sia tornata sana e salva a casa,
Ambiguità opportunistica! Concordi, un po’ tutti quanti, sul biasimo da attribuire all’opportunismo, in Politica, mi allineo sull’idea del rigetto dell’ambiguità nella gestione della ‘Res Publica’, a qualsiasi livello.
Prendo carta e penna e scrivo queste miserabili ‘quattro righe’, oggi! Si, proprio oggi, perché l’intervento in Senato di Matteo Renzi mi è sembrato, e chiedo venia se esprimo un misero ed insignificante parere, del tutto stagnante in un acquitrino che altro non si può definire ambiguità opportunista.
Non sto perdendo tempo per stendere queste quattro misere righe per deplorare il sen. Renzi. Mi tange esattamente quanto mi tocca l’affair Romano. Cioè NULLA.
Quello che mi interessa, in questa sede, è la figura di Giorgio Almirante. Ritengo sia stata vilipesa. Ritengo sia stato citato un Uomo da chi nemmeno sa chi, davvero, fosse lo Statista Almirante. La sua appartenenza al PNF è in sintonia alla maggior parte di quanti hanno vissuti quegli anni. È capzioso e fuorviante relegare una figura, quale quella di Giorgio Almirante, alla sua appartenenza al Partito Nazionale Fascista, lo stesso al quale venne iscritta anche la Presidente della Camera dei Deputati Nilde Iotti, seppur in conformità alle regole di quella che era la ‘Leva Fascista’, prima della fine dell’Era Fascista. E non per questo la Presidente della Camera Iotti non abbia professato l’antifascismo più puro e convinto.
Non avrei mai scritto queste quattro miserabili righe se non fossi stato incuriosito stimolato e supportato da un monumento del giornalismo italiano che risponde al nome di Antonio Padellaro, che di destra non ha nulla. E di fascista non può aver nulla essendo nato nel 1946, qualche decina di giorni dopo il 2 giugno di quell’anno stesso.
In un suo saggio “Il gesto di Almirante e Berlinguer”, Padellaro dipinge qualcosa, che è noto ai più, solo nei tratti più marcati: la partecipazione dell’On. Giorgio Almirante ai funerali di Enrico Berlinguer, per rendere omaggio ad una figura cardine della Politica e della Storia Repubblicana Italiana. Ma non solo, va oltre. Tratteggia una funzione essenziale per il futuro dell’Italia, una funzione che ha radicamento in un rapporto anomalo e strano: quello di un comunista e di un missino che si incontrano quasi di nascosto, in Parlamento, nelle ore serali o nei fine settimana. Vi invito alla lettura del saggio di Padellaro, non voglio dire altro, di quel saggio illuminante. Invito alla lettura del saggio di Padellaro chi sproloquia Almirante senza averlo mai ‘saggiato’.
Dunque?
Cosa ci sia di male citare Almirante, seppur si militi in Italia in Comune? Non sono un uomo di destra solo perché leggo autori di sinistra o, come mi è capitato, ho citato o dovessi ancora citare le loro massime?
Poi… l’Anpi che si scomoda per biasimare Visotti, rea di aver citato quell’On. Almirante che ebbe l’omaggio del partigiano Pajetta, durante l’addio estremo al segretario storico missino!
Vi è da riflettere! Ed anche parecchio!
E a proposito di ‘ambiguità opportunistica’, soprattutto.
Spesso non conoscendo le persone, se non per sentito dire, si massacra chiunque faccia a loro riferimento: si cita Almirante? Si è fascisti. Si cita Berlinguer? ‘Sporco comunista.’ Senza averli gustati, senza averli ascoltati, letti, né Almirante, né Berlinguer. Solo per partito preso: per poi passare dall’amministrazione Valla a quella di Abbaticchio e ‘tout va très bien madame la marquise’, va persino bene finanche all’uomo solo al comando, purché dinanzi alla sua persona si sia, ci si comporti come ‘yes man’ o ‘yes my lord’.
Nessuno ha avuto da dire qualcosa, quando, in consiglio comunale, ho citato Togliatti, Pertini, Saragat od anche Bottai. Erano altri tempi? Forse i tempi, negli ultimi anni, hanno reso più cattivi i rapporti tra le parti avverse ed opposte? Forse! Ma, facciamo tesoro di un gesto, anzi! Di un Gesto: quello di Almirante e Berlinguer e … dimentichiamo certe affermazioni poco plastiche e rocciose di chi è pronto a biasimare i propri alleati di Governo (locale) solo perché ha citato uomini ‘avversi’ e, ora, oggi, scomodi – quasi imbarazzanti – nel pieno corso di una lotta faziosa che non fa altro che dividere e quel dividere è IMPERARE.
Imparate da Renzi. A volte l’ambiguità opportunistica è un’accusa, in politica, solo se praticata verso gli altri, in altri casi è pratica ordinaria amministrativa se attiene a se stessi, anche se propinata ad un’intera CITTÀ.