Dall’avvocato Michele Coletti, ex sindaco di Bitonto e politico vecchio stampo, di solida fede socialista e pronto sempre a mettere passione e cultura al servizio della collettività, riceviamo e pubblichiamo questo contributo sull’importanza della Memoria, in un giorno importante come quello di oggi 25 Aprile, Festa della Liberazione.
La ricorrenza del 75° anniversario della “Liberazione” dai nazifascisti, e il particolare momento in cui viene a ricadere detto evento, stimola alcune riflessioni e considerazioni.
Viviamo in piena emergenza “Coronavirus”, che sta “spazzando” via una intera generazione che i predetti eventi aveva vissuto e di cui conservava fervida memoria.
La memoria storica di fatti ed eventi che hanno oggettivamente segnato i destini di un “popolo”, costituisce un elemento essenziale per la esistenza e il futuro di una nazione.
Si usa dire che un popolo che non ha memoria non può programmare il proprio futuro!!!
Ed è vero, considerato che la storia di una nazione è un unicum tra passato, presente e futuro; il tutto combinato in un insieme costruttivo di ricordi, di ansie, aspettative e di progetti; senza soluzione di continuità e senza salti generazionali.
Normalmente quando si riflette su eventi passati, si cerca non già, come purtroppo si sta notando su alcune testate giornalistiche, di costruire in maniera scomposta analisi buoniste e pseudo-assolutorie, bensì di coniugare i fatti, nella loro verità storica, con riflessioni in ordine alla attualità dei presupposti degli stessi.
E se a queste riflessioni ci si avvicina con onestà intellettuale, non si possono non cogliere, alcuni elementi che, anche prescindendo dalla narrazione cruenta della lotta di liberazione, e dalla esecrabilità e ferma condanna dei numerosi episodi che hanno coinvolto inermi e “apolitici civili”, costituiscono oggi più che mai importantissime e insostituibili regole di vita civile, politica e culturale.
Un ricordo asettico e, quindi, privo di preconcetti, di quegli eventi, non può non sublimare, i principi, del coraggio, della difesa dei propri valori, della libertà, e dell’anticonformismo.
Quella storia fu piena di persone, che distinguendosi dalle folle oceaniche e plaudenti che osannavano Mussolini, ma anche dalla gran parte del mondo culturale dell’epoca, non hanno avuto timore di professare apertamente con coraggio e dignità le proprie idee, i propri valori, pur sapendo che tanto avrebbe potuto mettere a repentaglio la loro vita e quella dei loro cari.
Esempi di libertà e dignità civile che oggi in un conformismo dilagante e condizionato dai poteri economici (e non solo), si stenta a riconoscere.
Di qui la grande attualità di quell’insopprimibile anelito di libertà e di coraggio che portò, non solo alla liberazione del nostro paese, ma anche alla nascita della Repubblica e alla emanazione della Carta Costituzionale, laddove la classe politica (“quella classe politica”) forgiata negli e con gli anzidetti valori, seppe, sia pur nella rigorosa rivendicazione delle differenzazioni ideologiche, costruire, con competenza e onestà intellettuale tutta una serie di principi che costituiscono, ancora oggi, una mirabile e insuperabile sintesi di ordine giuridico, politico e culturale.
Quelle classi Dirigenti (“democraticamente elette, e giammai nominate”), costituiscono un grande esempio per le nuove generazioni e per tutti noi, perché unitamente alla preparazione culturale e al rigore intellettuale, ci hanno insegnato quanto sia importante per la vita di un popolo, la libertà intellettuale, il coraggio delle proprie idee e, soprattutto, la forza e la determinazione della loro difesa contro ogni conformismo e ogni condizionamento, fino al prezzo della propria vita.
Le sfide che abbiamo davanti richiedono la difesa di quei valori e di quei comportamenti epici avvenuti circa 75° anni fa, e tanto anche al fine di riscoprire “il senso”, “ il gusto” e la bellezza della “politica”, come momento e strumento attraverso il quale contribuire alla organizzazione e allo sviluppo civile di un popolo.
In conclusione, di fronte ai maldestri tentativi di cancellare la memoria, ma anche di fronte ai nuovi totalitarismi, dal cosiddetto volto umano, o ammantati da una presunta e pretestuosa eticità o da una, ancor più subdola, pretesa di legalità, non deve mancare, soprattutto nelle nuove generazioni, una risposta ferma, coraggiosa e libera che, richiamando quelle gesta, quei comportamenti e quei valori, riscopra e rivendichi il meglio della nostra tradizione e della nostra storia civile.
Avv. Michele Coletti