(di Donato Rossiello, Nico Fano)
“Shit happens!” – dicono gli anglofoni. “Stàme sòtte au cìle!” – esclamano i bitontini. La saggezza popolare dei nostri avi evidenzia quanto il futuro sia costellato di incognite, imprevisti ed intoppi, del tutto indipendenti dalla volontà o dall’oculatezza nel pianificare una prospettiva.
Ore 7:00. Trilla la sveglia, avete dormito poco e male a causa del persistente cigolio del letto sul quale i vostri vicini sembravano impegnati ad incrementare il tasso di natalità nazionale; poi i soliti bisogni fisiologici ad inaugurare la giornata. Ci vuole una buona colazione “alla italiana” per aggiungere brio e dolcezza ad un mattino iniziato nei più amari dei modi. Siete lì, seduti, e con cura maniacale state imburrando quella fetta biscottata come dei novelli Michelangelo. Ogni anfratto di quel pezzo croccante viene spalmato a colpi di cazzuola, ora col burro, poi con la marmellata. Dal nulla un tonante abbaio del cane di quegli odiati dirimpettai riesce a farvi sussultare, facendo precipitare il vostro capolavoro, dalla parte appiccicosa rivolta sul tavolo. Capita.
In Borsa funziona più o meno così, essendo anch’essa soggetta ad eventi imponderabili come le crisi economiche mondiali generate, ad esempio, da improvvise pandemie. Esiste un approccio maturo e scaltro per investire il proprio denaro, arginando eventuali fattori di rischio ed evitando i tanto temuti ribassi finanziari.
È necessario investire con continuità in tre semplici mosse. Come primo passo bisogna valutare la personale propensione al rischio, ovvero quanto si sia disposti a tollerare un’eventuale perdita; di conseguenza stabilire un orizzonte temporale d’investimento, in base alla propria età, alla natura delle quote (se da stipendi, TFR o pensioni, per citarne alcune) e ponderando il momento storico dei mercati in cui ci si trova ad agire. Tralasciando volutamente la differenza tra mercati azionari, obbligazionari e monetari [oggetto di una più ampia trattazione futura in questa rubrica – ndr], appare intuitivo come un giovane lavoratore abbia una tolleranza al rischio maggiore, essendo in grado non solo di ammortizzare eventuali perdite ma di continuare a macinare ricavi sul lungo periodo, di contro un lavoratore in prepensionamento tenderà a preservare il proprio TFR dalle insidie azionarie, dirigendo su altri mercati l’investimento, lo stesso dicasi per un pensionato.
L’ultimo fondamentale criterio è dato dal buon senso, imprescindibile in ogni esperienza che sia di natura economica o umana. Non bisogna essere accecati dall’avidità, in altre parole. Anche qualora il proprio piano di investimento preveda ancora molti anni oppure si siano accumulati guadagni conseguenti a periodi di massimo dei mercati, il suggerimento è quello di incassare quei ricavi e disporre di quegli ottimi risultati. Per tornare alla metafora iniziale, i tre criteri sopracitati consentono di sistemare sul tavolo una gradevole tovaglietta decorativa dalla quale poter recuperare la merenda in caso di rovinosa caduta, evitare gli sprechi e continuare a gustare la confettura preferita, in barba alla legge di Murphy!