In un momento di forte confusione, paura e anche un po’ di psicosi, abbiamo chiesto ad un esperto qualche chiarimento. Buona lettura.
di
Ivan Mercurio, dottore in Biotecnologie Industriali
E’ ormai la notizia che ogni giorno ci accompagna da più di un mese: il coronavirus o anche noto come NCoV-19 e adesso classificato dall’OMS come SARS-CoV-2. Ma andiamo a parlarne più specificatamente.
Cos’è il coronavirus? E’ un virus e quindi un’entità a metà tra la vita e la non-vita dal punto di vista biologico. Come tutti i virus quindi necessita di un altro organismo per replicarsi. L’instaurarsi del rapporto parassitario determina l’insorgenza di patologie, ognuna specifica per ogni virus e anche lievemente differente tra ceppi dello stesso virus.
Il coronavirus non è un virus nuovo al mondo. È da sempre responsabile nell’uomo del raffreddore comune e in casi di polmoniti e bronchiti.
I ceppi virali, come tutti gli altri organismi che sono invece viventi, devono sopravvivere per poter continuare ad esistere e quindi replicarsi. La natura seleziona queste mutazioni. Ecco quindi che questo ceppo virale è nuovamente mutato in quel che oggi stiamo conoscendo.
Perché e mutato e cosa comporta?
Sin dal 2002/2003 il coronavirus in Cina sta avendo una serie di mutazioni: SARS (2002), MERS (2015) e SARS-CoV-2 (2019). Forse il virus ha trovato suolo fertile in Cina per l’altissima densità di popolazione, che gli consente di replicarsi e quindi mutare molto più velocemente, sia anche le condizioni ambientali di inquinamento che collaborano nei processi di modificazione del genoma.
Come tutti i virus ha un pericapside, una struttura glicoproteica, che contiene il genoma (ssRNA+) e porta delle proteine sul pericapside: queste sono le responsabili dell’interazione con le cellule target che deve infettare. Avvenuto il riconoscimento entra in cellula e sfrutta la cellula per replicarsi. Nel caso del NCoV-19 la proteina in particolare è la Spike (S) che lega l’enzima 2 di conversione dell’angiotensina (ACE2), che è regola la vasocostrizione.
La nuova mutazione porta ad un aumento della contagiosità del virus: cioè il virus si diffonde più rapidamente da individuo a individuo con l’aggravante di circa 14-23 giorni di incubazione, periodo in cui si è asintomatici ma si può contagiare chi ci sta vicino. Questo incremento di contagiosità, rispetto ai ceppi passati SARS e MERS, è dovuto proprio per la mutazione sulla proteina Spike.
Passati i giorni di incubazione si hanno i primi sintomi con patologia simil-influenza (febbre alta, tosse, presenza di muchi) che in alcuni quadri può sfociare in una insufficienza respiratoria e quindi una polmonite. Ma vedendo i numeri emersi dal più grande studio sul coronavirus, rilasciato sulla rivista JAMA in data 24 Febbraio 2020, notiamo che su 44.672 casi confermati su 72.324: l’81% contrae una forma lieve-media molto simile all’influenza stagionale, il 14% in forma severa e solo il 5% in forma critica – che quindi ha l’aggravante dell’insufficienza respiratoria e di trattamento in terapia intensiva. Di questo 5% solo il 2-3% muore. Ancor più, di questo 2-3% la mortalità è più alta (49%) solo negli individui con un quadro patologico già compromesso (malattie autoimmuni come anche il diabete-1, malattie oncologiche e cardiovascolari) e negli individui di età uguale o superiore a 80 anni (14.8%). La mortalità scende con l’abbassarsi dell’età, tant’è che non sono stati ritrovati casi di mortalità in pazienti sotto i 50 anni con un quadro clinico sano. I meno soggetti a mortalità sono proprio i bambini, nessun caso registrato e tra l’alto sono i soggetti che se contraggono il virus presentano solo una lieve influenza. Ci possono essere anche casi di infetti asintomatici che non avranno mai il decorso patologico.
I numeri che stiamo vedendo per i casi italiani rispecchiano questa statistica. Tant’è vero che le vittime che si son registrate (al momento 7) erano tutti anziani over 60 con un quadro clinico compromesso da tempo.
Perché è arrivato in Italia? Probabilmente, come anche stanno comunicando i Ministeri della salute di tutto il mondo, il virus è arrivato anche in altre parti del mondo. In Italia i numeri sono in crescita perché si è iniziata subito la ricerca. I quasi 5000 tamponi che ha effettuato l’Italia in confronto alle poche centinaia di altri paesi, non sono dovuti al fatto che il contagio è arrivato solo da noi, ma che negli altri paesi si ricercano solo i casi specifici senza fare uno screening approfondito. Ma data la somiglianza alla comune influenza è difficile muoversi in questo modo. Total più, la critica mossa riguardo la chiusura delle frontiere tutte, è ormai una misura piuttosto di contenimento del nostro contagio. La chiusura delle frontiere, secondo lo studio riportato, doveva avvenire almeno a metà Dicembre: i primi casi registrati in Cina si son avuti l’8 Dicembre. Il silenzio iniziale, perché non era stato ancora riconosciuto il nuovo ceppo, con la censura del governo Cinese a Gennaio, che credeva di poter contenere facilmente l’epidemia, hanno reso praticamente limitanti le misure restrittive assunte i primi di Febbraio.
La comprensione e la spiegazione di cosa è questo virus, che tanto ci sta spaventando e allarmando, con l’analisi delle casistiche, ci rassicurano almeno per il tasso di letalità del virus (misurato come il rapporto tra numero di morti sul numero di contagiati) e il tasso di mortalità (misurato come il rapporto tra numero di morti sul numero della popolazione totale) sono bassi (2-3% medi).
Ovviamente non è da prendere la situazione sottogamba. Perché l’unico vero problema è l’elevata capacità di contagio: se un numero elevato di cittadini finisse a letto si bloccherebbe l’economia e di conseguenza non funzionerebbero nemmeno le gerarchie di comando e ordine e si causerebbe un fenomeno simile all’influenza Spagnola del 1918-1920 (che era una semplice influenza stagionale, influenza A H1N1, che fu nascosta per la censura dei governi in guerra).
Scenari apocalittici da film si avvererebbero soltanto se il senso civico venisse meno all’aumentare della psicosi generale dovuta soprattutto alla non-informazione e mal informazione da parte dei media.
La notizia dello studio rilasciato il giorno 25 Fabbraio 2020, su passi avanti condotti in Texas per il vaccino, lasciano sperare che entro sei mesi il vaccino sarà pronto. Ma in questi mesi secondo un altro studio, sembra che trattamenti con farmaci antivirali per Hiv ed Ebola e in particolare con clorochina, aprono le porte ad efficaci trattamenti farmacologici.
Il consiglio: fidarsi dei medici di base (che in queste situazioni svolgono un ruolo fondamentale) e degli organi regionali e dell’Istituto Superiore di Sanità. Seguire le direttive di provvedimenti precauzionali per cercare di contenere il più possibile il diffondersi dei contagi è importante.
Gli strumenti migliori per difendersi: lavarsi le mani perché sono il vettore di infezioni per eccellenza con gel alcoolici, etanolo 78%; utilizzo per ambienti e indumenti come disinfettanti anche ad azione virale, candeggine MA NON FARNE UN USO ECCESSIVO E SCONSIDERATO: il virus si diffonde anche per via aerea. Le mascherine più opportune sono quelle con filtro, ma è più utile che vengano indossate da chi è contagiato per non aumentare il contagio. Data l’impossibilità di individuare per giorni chi è contagiato, sarebbe logico indossarle, ma il virus può attecchire per 9 giorni su oggetti inanimati come indumenti che portando a casa causerebbero comunque infezione se rimuovessimo la mascherina. Per cui è più logico farla indossare a chi presenta sintomatologie simil-influenzali o altre patologie.
Bibliografia:
– Characteristics of and Important Lessons From the Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Outbreak in China Summary of a Report of 72 314 Cases From the Chinese Center for Disease Control and Prevention – Wu Z1, McGoogan JM1, JAMA. 2020 Feb 24. doi: 10.1001/jama.2020.2648.
– COVID-19: Real-time dissemination of scientific information to fight a public health emergency of international concern – Peipei Song , Takashi Karako, International Health Care Center, National Center for Global Health and Medicine, Tokyo, Japan; Department of Surgery, the University of Tokyo Hospital, Tokyo, Japan – Advance Publication. 2020 Feb 25 DOI: 10.5582/bst.2020.01056.
– Cryo-EM structure of the 2019-nCoV spike in the prefusion conformation – Daniel Wrapp, Nianshuang Wang, Kizzmekia, S. Corbett, Jory A. Goldsmith, Ching-Lin Hsieh, Olubukola Abiona, Barney S. Graham, Jason S. McLellan, Department of Molecular Biosciences, The University of Texas at Austin, Austin, TX 78712, USA. -Vaccine Research Center, National Institute of Allergy and Infectious Diseases, National Institutes of Health, Bethesda, MD 20892, USA – Science. 2020 Feb 19.