Due anni fa, l’appalto per la costruzione di ben 14 alloggi popolari nella zona 167 di Bitonto, per la precisione, in via Pietro Nenni, fu vinto da un’azienda di Bari che, dopo l’avvio dei lavori, nel maggio 2018, è scomparsa nel nulla, persino dal territorio italiano.
Situazione che ha provocato uno stallo nella realizzazione degli appartamenti, costringendo le famiglie bitontine che aspettano già da ben dieci anni la costruzione della palazzina, ad attendere ancora: i fondi furono, infatti, individuati grazie al Piano Integrato Recupero Periferie quando, l’allora sindaco Nicola Pice, stanziò quattro milioni di euro per la realizzazione dell’opera. Dopo otto lunghi anni di stop, nel maggio 2018 i lavori finalmente partirono, ma la fuga della società provocò di nuovo uno stop, che ha reso impossibile la conclusione del cantiere entro novembre 2019, come da calendario. Dei giorni scorsi, tuttavia, è la notizia della ripartenza dei lavori, che saranno eseguiti dall’azienda che, nella gara d’appalto, si classificò seconda. A dirlo è Giuseppe Zicchella, Amministratore Unico dell’ARCA Puglia: «Quel che è successo è un evento inaspettato, che ci ha messo in difficoltà e, dunque, non siamo riusciti a dare risposte nei tempi che ci eravamo programmati inizialmente. Finalmente ci siamo rimessi al lavoro. Abbiamo fatto il collaudo del cantiere che ci avevano lasciato e abbiamo interpellato la seconda classificata. Oggi speriamo di completare tutto nel più breve tempo possibile. Abbiamo consegnato tutta la documentazione. Siamo fiduciosi che tra il 10 e il 15 marzo si inizierà, per concludere tutto entro la fine dell’estate e, poi, consegnare finalmente questi appartamenti».
Gli appartamenti saranno tutti a risparmio energetico, con impianti fotovoltaici, ascensori, isolamento termico e autorimesse sotterranee. Il Comune, intanto, in mancanza degli alloggi, non ha ancora provveduto a pubblicare l’avviso pubblico, con i giusti requisiti, per poter affidare gli appartamenti e, quindi, far fronte alla così grande emergenza abitativa che ha portato, molte famiglie, ad occupare anche abusivamente diversi immobili di proprietà del Comune.