Non ce la fanno più le 25 famiglie bitontine che, ormai da quindici giorni, si sono viste sospendere il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata. Pur essendoci fondi da parte del Comune (individuati con i Fondi Pac), non esistono le strutture socio sanitarie pubbliche e private che si possano accreditare in Regione. Per questo, ieri pomeriggio, all’interno del nostro ex nosocomio hanno incontrato il Garante Regionale per i diritti delle persone con disabilità, Giuseppe Tulipani, che ha assicurato che non “abbandonerò le persone con disabilità e le loro famiglie”, promettendo “di fare il possibile per trovare una soluzione mediando tra le parti”. Il dott. Tulipani ha persino scritto al dott. Giovanni Campobasso dell’Agenzia Regionale Strategica per la Salute ed il Sociale allertando che “quel che successo a Bitonto potrebbe con molta probabilità presentarsi in altri ambiti pugliesi”.
La Regione Puglia, infatti, nel 2017 quando la Regione approvò una legge per ridefinire le procedure in materia di autorizzazione per l’accreditamento delle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private ma, nonostante siano trascorsi tre anni, il regolamento non è ancora stato emanato. In quasi tutti gli ambiti territoriali regionali il servizio ADI viene già erogato con il sistema dei buoni servizio, grazie ai quali i beneficiari individuano in autonomia i soggetti accreditati a cui rivolgersi. Le famiglie sono state gettate nello sconforto perché le finestre per le domande online per l’accesso ai buoni sono state prima annunciate, poi cancellate. “La regione provveda ad approvare il Regolamento senza indugi – ha tuonato il consigliere regionale forzista Domenico Damascelli -. Non si possono più condannare le persone più fragili della nostra Puglia ad una drammatica incertezza”.
Senza parole i genitori dei ragazzi: “Non si smette di essere disabili da un giorno all’altro e noi passiamo le nostre giornate sospesi nella burocrazia, andando in giro per prendere piani terapeutici senza sapere chi si prenderà cura, durante la nostra necessaria assenza, dei nostri figli. È assurdo lasciarci in queste condizioni”.
Ma si pensa anche ai tanti anziani allettati e ai disabili che vivono ormai da soli, senza genitori, che sottraggono alla loro pensione di appena 800 euro, anche il compenso destinato ad una persona che si possa prendere cura di loro: “Non ce la facciamo così, aiutateci”.
L’ultima spiaggia sembra essere diventata quella di dover raccontare le proprie vicende private, personali, ad un estraneo, a metterle sui giornali, sperando di essere ascoltati.
Fa tristezza anche a noi ascoltare immobili senza poter far nulla.