Quella data, quel tristissimo giorno lo ricordiamo tutti. Era l’ultimo giorno di gennaio del 1987. Il capitano della sezione aerea di Bari, il bitontino Paolo Mancini, 29 anni, e il brigadiere 35enne Francesco Picena trovano la morte nelle acque antistanti Polignano a mare a seguito di un incidente di volo e nel corso di una missione di ricognizione costiera per servizi di anticontrabbando.
Secondo quanto hanno accertato le indagini, a causare l’incidente sarebbe stata un’anomalia tecnica che ha compromesso la stabilità di volo dell’elicottero su cui viaggiavano i due finanzieri.
A distanza di 33 anni dall’accaduto, ricorda il nostro concittadino il fratello Mimmo, attore vero, con un post pieno d’amore. “Caro Paolo sono 33 anni che non ci vediamo, e ti devo dire che a me sembra ogni anno lo stesso anno, come se tutto questo insieme di ore e giorni e mesi e anni non fossero mai passati. Una giornata grigia e piovosa come questa, tutto si è fermato in quell’istante, quando vorresti che così non fosse e invece anche se non ti rassegni, la realtà ti prende per mano, ti mette al muro e ti convince. Il tempo è un signore astuto, capace di avvelenare la tua memoria lentamente per affievolire il ricordo del dolore e dare spazio ad altro. Si dice che sia un bene, è l’istinto di sopravvivenza che deve dare spazio alla vita, questo per chi decide di continuare a viverla tra bene e male, tra alti e bassi, tra tante domande senza risposte sul perché si vive. O meglio di risposte oggi ne ho, ma poi, quando sei a terra, quando le cose non vanno, quando tutto non ha un’ apparente logica, io crollo e allora scatta la solita assurda domanda : sei tu quello sfortunato? Scusa, si casca sempre nella lagna e nell’ autocommiserazione, sto parlando di te e non di me.
Cosa se ne fanno dei giovani in paradiso, alla fine è sempre difficile capirlo, oggi ho altre spiegazioni, ma ti assicuro che alla fine il desiderio ogni anno è sempre lo stesso: avere la possibilità di parlarti per una sola volta ancora, non mi dispiacerebbe affatto, parlare con te di tante cose. Mi è stato detto che li dove sei ora stai bene, e che non devo più farmi certe domande, quindi mi illudo che di me sai tutto, se siamo energia, lo sai. Ora devo andare, qui tocca combattere ancora e ancora e ancora, e se un giorno ci ritroveremo, ne avremo di belle da raccontarci. Chissà, forse mi sei passato accanto e non ci siamo riconosciuti, questo mi piace pensarlo, ma non basta, crea ugualmente disagio pur nella rassegnazione.
Ogni bene fratello, ogni giorno che passa è un ricordo da salvare.
Il vantaggio di voi giovani in paradiso è che almeno nei ricordi, restate sempre giovani sempre uguali, e almeno tu fratello non potrai mai più invecchiare. Incredibile, ora sono io quello più grade di te… ridiamoci su, come sempre, ti abbraccio.
Tuo fratello Mimmo”.