di Donato Rossiello, Nico Fano
È notizia recente quella dell’ordine di commissariamento da parte di Bankitalia per Banca Popolare di Bari, dando il via libera alle procedure di amministrazione straordinaria; risale al 13 dicembre scorso, infatti, la nomina di un comitato di sorveglianza e dei commissari straordinari con il compito di monitorare gli sviluppi aziendali, nonché di vagliare opportuni scenari per la ricapitalizzazione della banca ed il suo rilancio. Quest’azione da parte del governo ha, di fatto, evitato la presentazione del dissestato bilancio 2019 che avrebbe fatto scattare il cosiddetto bail-in, ovvero l’esclusivo e diretto coinvolgimento di correntisti, azionisti ed obbligazionisti.
I livelli di criticità hanno origini lontane.
Le prime avvisaglie potrebbero inquadrarsi già nel 2010 quando, a seguito di alcune ispezioni, emersero i primi evidenti rischi di liquidità dovuti ad una gestione non proprio “adamantina” – per usare un eufemismo. Nei tre anni successivi la situazione proseguiva altalenante e non mancarono alcuni provvedimenti restrittivi. Siamo al 2015 ed oltre alla consistente riduzione del valore delle azioni di Popolare di Bari (da 9,53 a 7,5), l’Antitrust UE si mostra critica nei confronti dell’acquisto di Banca Tercas avvenuto l’anno prima con il benestare di Bankitalia, ritenendolo in violazione alla normativa sugli aiuti di Stato. Tra il 2016 e 2018 continuarono incessanti le operazioni di controllo, sino a portare l’istituto a dichiarare ufficialmente una perdita d’esercizio per 430 milioni di euro ed un relativo caos a livello organizzativo e gestionale interno, con l’immancabile rimpiattino di accuse e responsabilità.
Ma, cosa è emerso dalla vicenda? Avvaliamoci di una metafora… Siamo alla ricerca della nostra imperdibile rivista automobilistica ma nulla, tutte le copie sono esaurite; ci resta un ultimo edicolante, il quale dichiara di averne ancora una ed essere disposto a vendercela, ad una condizione, l’acquisto di un inutile inserto sull’uncinetto che vuole rifilarci a tutti i costi. Nella nostra vicenda – parafrasando – le tanto agognate pagine rappresentano i mutui e l’invendibile periodico sui centrotavola delle tossiche azioni non quotate, dal valore di mercato inesistente. Non proprio un “empatico” modo di agire da parte del giornalaio!
A far tirare un sospiro di sollievo ai nostri lettori le parole del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo cui si escludono ripercussioni ai depositanti e si prevedono incentivi ai piccoli azionisti; inoltre è stato già avviato il progetto di ristrutturazione e rilancio della banca (previsto per la metà dell’anno) nonché la sua conversione in società per azioni, garantendo una copertura delle perdite. Non solo intervento dello Stato, ma anche di altre banche: è previsto, infatti, il processo di ricapitalizzazione da parte di Mediocredito Centrale e del Fondo Interbancario a tutela dei depositi e dei privati.