Se ne è andato Pasquale Lillo, l’ultimo presidente della sede cittadina dell’Anpi prima che, dieci anni fa, quest’ultima fosse chiusa (si è ricostituita solo quest’anno). Ieri, nella Basilica dei Santi Medici si sono tenuti i funerali. Nato a Bitonto nel 1925, non partecipò alla Seconda Guerra Mondiale. Si unì però alla guerra di liberazione dal nazifascismo.
«Proprio alla guerra non partecipai, ma a quella di liberazione sì. Quando me ne andai, il fronte della battaglia contro nazisti e fascisti era a Bologna. Era marzo del 1945» raccontò in un’intervista concessa l’anno scorso alla professoressa Rosalba Cassano, che raccolse la sua testimonianza per mostrarla a Pavia, in occasione della cerimonia in ricordo di un altro bitontino che, con Pasquale, condivide il cognome, il tenente Francesco Lillo, ucciso durante la liberazione della città lombarda, che lunedì 25 novembre sarà ricordato anche a Bitonto.
Dopo aver partecipato alla lotta partigiana a Bologna, Pasquale Lillo tornò a Bitonto. Qui, come racconta, la lotta di resistenza si è avvertita poco, ricordò Lillo: «E lo dimostra anche il fatto che fummo costretti a chiudere l’associazione. Eravamo rimasti in sette, tutti della mia famiglia».
«Qui si avvertì poco la guerra al nazifascismo. Il 9 settembre 1945, io ero in campagna a lavorare. Come ogni giorno me ne andavo con la bicicletta alle Matine. Allora bisognava recuperare giorno per giorno il cibo. Di qui i tedeschi passarono solamente. A Gioia del Colle ci furono episodi di Resistenza. Ma poco, dato che poi fuggirono dall’Italia meridionale» spiegò Lillo, affrontando i dolorosi ricordi e lanciando un commosso appello: «Stiamo attenti a non ricadere in quegli errori, perché a casa mia la guerra costa. Costa tre fratelli. Uno non lo abbiamo più visto e un altro si ritirò malato e morì qui».
Un appello lanciato ai giovani con un velo amaro di disincanto: «I ragazzi di adesso pensano ad altro. Altrimenti l’associazione non l’avrei chiusa».